Giove Pluvio decide di interrompere la sua lunghissima, arbitraria, reiterata astensione dal lavoro proprio mercoledì 8 giugno intorno alle 19.30: con la proverbiale accoglienza italica, dopo mesi di ostinata siccità, riusciamo a donare ai Fontaines DC un cielo stillante di pioggia, degno della miglior tradizione irlandese! Il pubblico è quello delle grandi occasioni; giovani e diversamente giovani colmano il circolo Magnolia. Una delle attività più divertenti per ingannare il tempo consiste nell’osservare le variegate magliette della variegata umanità: quanta commozione nello scorgerne una dedicata agli Hüsker Dü! Con circa 40 minuti di ritardo la band sale sul palco, ma riesce a farsi perdonare immediatamente, riversando sul pubblico il fiume sonoro di a A Lucid Dream, Hurricane Laughter e Sha Sha Sha . Il gruppo prosegue spaziando attraverso i suoi tre album. Energia, velocità, tecnica, passione, inquietudine, tratti distintivi della musica dei Fontaines DC, si sposano a una presenza scenica ragguardevole. L’interpretazione di Chatten è irrequieta, sfrontata, ossessiva; le chitarre di O’Connell e Curley potenti, inarrestabili; la ritmica di Deego e Coll martellante, preponderante, compulsiva. Il sound è tirato, a tratti violento, liberatorio. Un momento di intensità profonda, che rasenta una solenne sacralità, è quello in cui la band intona In ár gCroíthe go deo, canzone ispirata a una notizia letta sul giornale, in cui si racconta di Margaret Keane, una donna irlandese vissuta in Inghilterra e morta all’inizio della pandemia; sulla sua lapide la famiglia avrebbe voluto incidere, appunto, In ár gCroíthe go deo (Per sempre nei nostri cuori). La ferma opposizione della Chiesa inglese lo ha impedito, ritenendolo inopportuno e assimilabile a uno slogan politico…Gone is the day/Gone is the night/Gone is the day. A Hero’s Death, Skinty Fia, Boys in the Better Land ci conducono verso la conclusione di un’esibizione di altissimo livello e coinvolgimento, che conferma i Fontaines DC come una delle più belle e vitali realtà musicali mondiali. La chiusura del concerto è affidata a I Love You, canzone d’amore rivolta all’Irlanda, terra martoriata, ma di infinita bellezza: But this island’s run by sharks with children’s bones stuck in their jaws.
Eccellente band, eccellente concerto.