E’ un giorno del 1987 Aziza ha undici anni e gioca nella polvere del deserto tra le baracche fatiscenti del campo profughi di Sahrawi nella desertica regione del Tindouf in Algeria. Con un piccolo bastone la bambina traccia parole nella sabbia cantando la canzone che sua nonna ha composto, una canzone che parla di luoghi lontani, in Marocco, da dove la sua famiglia è dovuta scappare.
Sua madre arriva come il vento la prende per la vita e la fa volare.
E’ contenta sua mamma, Aziza ha appena vinto la sua occasione per uscire da quella prigione di sabbia e povertà. Aziza ha vinto una borsa di studio che la porterà a Cuba.
Così la bambina cresciuta nel profondo deserto sahariano si ritrova su un aereo che sorvola una distesa di mare blu per raggiungere l’isola dai mille colori.
Così deve essere iniziata l’avventura di questa coraggiosa cantante Sahrawi che con la sua voce intensa canta della sua gente esiliata nel campo profughi Sahrawi, strappata dalla loro terra d’origine.
Oggi Aziza vive a Barcellona dove ha pubblicato Sahari, il suo ultimo album “For Sahari, I wanted to find that balance between the past and the present, between African and European music and to reach as many people as possible.”
Articolo e copertina di Sylvie Freddi
