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ÁTAME

Scritto da Giògiò Effe

Già molti pendevano come prosciutti imbozzolati e qualche faccia la riconobbi anche. Erano clienti del PAM. Quelli che non guardavano Morena negli occhi ma nelle tette, che quando si girava le chiacchieravano il culo

Dal montón della Madre Superiora le fameliche entravano e uscivano secondo le lune. Le fasi le attraevano a marea verso il capanno o le sparpagliavano in vicende banali di vite di femmine in corsa. Stremate dalla maratona dell’esistenza e agitate dalla gravitazione lunare, calmavano l’angoscia grazie a forti e variate dosi di uncinetto tossico.
Al contrario delle altre, Catenella-Bondage era sempre presente, anche con la luna nera.
Aveva provocato la Madre Superiora in una gara a chi è più veloce di maglia e d’ago, realizzando una coperta matrimoniale a punto basso in dieci giorni. Agli angoli aveva ricamato le malefatte di amici e parenti rattusi, mentre al centro trionfava il suo amore saffico per Morena la cassiera del PAM. La Madre Superiora aveva contrattaccato con una tenda beduina in lana di cammello, punto alto lavorato a numero 10, con motivi vegetali e petali in oro zecchino sul rovescio, pronta da montare in una settimana. La sua superiorità assoluta in fatto di spade uncinate era confermata.
Fra le due il conflitto persisteva come brace che basta un alito e si accende.
Dopo il fattaccio, Catenella-Bondage era stata obbligata a sballarsi sotto il tavolo sbilenco del capanno, fra le scarpe infangate de las chicas e le cagne della Madre Superiora. Rattrappita sulle lunghe gambe secche, con la testa china e gli occhi un po’ strabici attaccati all’uncino, annodava nella penombra un unico infinito filo di cotone biologico color sangue di piccione, su cui ogni tanto sputava. Finite le uncinate, metteva la catenella rossa in una sacca che si buttava sulla schiena e con aria caracollante usciva diretta verso una casa diroccata ai margini della palude, dove si diceva abitasse.
Las chicas del montón non sapevano nulla di lei. Quando si vedevano per una chiusa a casa dell’una o dell’altra non potevano avvertirla perché non aveva un cellulare, un telefono, un computer. Non aveva una mail, un indirizzo, un codice fiscale, una tessera dell’autobus, un bancomat.
Era nessuna, era l’altra perfetta.
Ma io che sono scorpione, quindi della sua stessa famiglia, ho potuto spiarla ficcandomi nella fessura di una finestra mezza scardinata della bicocca-tana. Tranquilla avvolgeva corpi nudi di uomini in ragnatele di filo color sangue di piccione, le attaccava a catenelle lunghe che passava in anelli fissati al soffitto, le tirava su come reti da pesca guizzanti. Caracollava per i muri a testa in giù, estatica, occupandosi di rafforzare un punto, fare un giro in più di catena, aggiustare un nodo allargato. Già molti pendevano come prosciutti imbozzolati e qualche faccia la riconobbi anche. Erano clienti del PAM. Quelli che non guardavano Morena negli occhi ma nelle tette, che quando si girava le chiacchieravano il culo, quelli che la aspettavano all’uscita e le tiravano un braccio mentre cercava di entrare in macchina. Quelli che si erano presi una sportellata in faccia.
C’era il direttore del supermercato, dato per scomparso già da un paio di mesi, e l’ingegnere con quattro figli e tonnellate di fagioli in scatola in cantina, c’era il vigile urbano che voleva barattare una multa con una sega, e l’avvocato che le aveva consigliato di trovarsi uno che la mantenesse invece di chiedere il risarcimento per le violenze subite durante il matrimonio. C’erano un cugino, un amico di famiglia e un prete. Il soffitto a volta della stamberga era una strada del centro addobbata di rosso per Natale.
Catenella-Bondage succhiava a ogni preda penzolante una goccia di sangue al giorno e la dava da bere alle sue colombe bianche.

Da Uncinetto Tossico
A Puposis I, que abre nuevos caminos

About the author

Giògiò Effe

Giògiò Effe è nat@ in una notte novembrina di vento e pioggia e da anni dedica la maggior parte del suo tempo a traslocarsi. I suoi traslochi si incatenano gli uni agli altri e hanno formato delle linee simili ai paralleli e ai meridiani: i merilleli moventi, su cui tenta di orientarsi. E' complicato entrarci in contatto. Si può tentare parlando di permacultura in bolognese strettissimo.

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