Interviste

Andrea Dessì, Intervista

La chitarra classica di Andrea Dessì volteggia attorno a fraseggi di assoluta classe!

Benvenuto Andrea, finalmente entriamo in contatto seriamente! Mi fa un piacere immenso scambiare due chiacchere con te. Dalla maggior parte della stampa, sei stato definito “musicista di livello mondiale” per il tuo virtuosismo chitarristico… Essere bravissimo e famoso, come ti fa stare?
Grazie e ben trovato a te Alessandro. Mah…guarda la questione dell’essere conosciuti, famosi o cose simili è un aspetto a volte sottile impercettibile a volte diventa ingestibile o fastidioso. Nel mio caso è solamente un aspetto abbastanza positivo è un ritorno del lavoro svolto, un senso di soddisfazione che ripaga l’impegno, l’impegno e la costanza di tanti anni. Poi ogni tanto qualcuno di invadente e inopportuno c’è sempre ma l’imperfezione fa parte della vita.
Quella definizione che citi, si riferisce al Premio Internazionale Nino Rota, premio alla carriera sezione Big, a cui partecipai con Massimo Tagliata, avevo 35 anni, nel 2010 a Cava dei Tirreni suonammo con un Orchestra Sinfonica, è stato un bel momento. A ripensarci ora che è tutto fermo che nostalgia e che bei tempi !

Hai 15 anni di attività alle spalle che spaziano tra le ricerche jazz con varie contaminazioni, a collaborazioni illustri come Fabrizio Bosso e addirittura il grande Arnoldo Foà!!
Si devo dire che ho avuto tante esperienze, e di questo devo ringraziare me stesso di una cosa: essere uscito dall’ambito della musica classica e aver abbracciato tutta la musica con un’ottica diversa e aperta: sicuramente il mondo del Jazz è più aperto. Con Arnoldo Foà ce Concato è stata un’esperienza romanzesca, da raccontare. Al tempo facevo il Bienno di Jazz secondo Livello al Conservatorio di Adria e scelsero alcuni musicisti (eravamo già tutti professionisti) per fare un musical con il testo di Arnoldo Foà (e la sua voce registrata all’inizio dello spettacolo come introduzione). Io venni scelto perché suonavo l’elettrica che ed ero diplomato in chitarra classica. Lo spettacolo era bello, col 5tetto jazz che suonava dal vivo e 4tetto d’archi, facemmo il Teatro Sistina a Roma, il Teatro Nazionale a Milano e qualche altro Teatro: a qualche prova e a Roma venne anche Concato aveva scritto varie canzoni del musical, le più belle. Arnoldo Foà non lo abbiamo mai visto. Comunque dopo Milano il regista è scappato….in Brasile…con una ballerinaaaaaa !!! Fantastico, la realtà supera la fantasia. Il regista tra l’altro mi pare fosse sposato con una signora che aveva anche finanziato il musical…successe il finimondo. Tempo fa, credo nell’autunno del 2018 a Bologna andai a salutare Concato dopo un suo concerto e mi presentai e gli raccontai la storia che si ricordava benissimo e ci siamo salutati con una risata, ormai tutto caduto in prescrizione.
Con Fabrizio Bosso, abbiamo fatto un bellissimo Bologna Jazz Festival nel 2015 e nello stesso momento abbiamo fatto una sessione in studio di quattro brani con i Mare di cui 3 già pubblicati per la PMS studio. E’ un eccellente musicista davvero, un grande talento. In quello stesso Festival sempre con i Mare abbiamo fatto un concerto con Mietta in Teatro, con Red Ronnie che registrò tutto, è pubblicato su YouTube.

Tu ami sperimentare, spaziano dalle musiche gitane alla musica italiana di altissima qualità. Non solo; proponi anche musiche con cantato in lingue diverse, una ricerca multietnica continua. Che tipo di preparazione hai avuto per approdare a questi mondi?
La mia formazione è stata molto varia, ho iniziato con alcuni studi semplici di chitarra classica a 11 anni, poi per anni ho suonato blues con l’acustica e rock con l’elettrica. A 20 anni sono entrato in Conservatorio e mentre studiavo iniziavo a fare le prime serate di jazz.
Sono diventato professionista mentre mi diplomavo in chitarra classica, poi ho fatto i Biennio in Jazz al Conservatorio di Adria e ho avuto dei musicisti prof che mi hanno davvero aperto la mente e illuminato. Il contrabbassista Bruno Tommaso insegnava composizione e arrangiamento, devo a lui il mio modo di scrivere. Anche l’insegnante di storia, Bragalini mi ha aperto la mente. I grandi musicisti del passato a suo tempo erano dei ribelli, degli innovatori e non avevano paura di nulla, per cui senza paragonarmi a loro con serenità mi sono aperto a tanti generi, l’importante è che possa avere stimoli, sfide, nuovi orizzonti a cui aprirmi, dal jazz al flamenco, al fado, alla Bossa nova, alla musica d’autore, le colonne sonore, il blues etc… La musica è un mare immenso se sai vedere oltre. Il Jazz, mi aiuta a rimanere aperto con la testa, è soprattutto uno stato mentale, non solo un linguaggio.

Come autore raggiungi hit importanti; “non vivo più senza te” per Biagio Antonacci, “semplice” per Mietta, ma anche “fuego lento” per Helena Vondràckova’. Sei un talento naturale che spazia con facilità ovunque vuole. O sbaglio?
Guarda ti ringrazio, divento rosso, come ho spiegato dipende soprattutto dalla visione della musica, cioè una visione aperta e serena. L’altro aspetto che mi aiuta è quello di non essere un musicista solo con la chitarra in mano. Uno deve essere un musicista anche senza lo strumento in mano, non conta solo la tua bravura tecnica sullo strumento ma anzi, conta di più la tua poetica, il tuo mondo interiore e l’idea che hai dell’arte in genere: il tuo senso estetico. Io sono un grande ma grande appassionato di cinema, pittura, scultura, letteratura anche ma vorrei leggere di più ho poco tempo. Helena Vondrackova l’ho conosciuta, devo dire gran donna, gran presenza, una vera diva che non esagera nei modi.

Ma poi trovi le energie giuste per incidere con Massimo Tagliata, un disco che ho trovato veramente bellissimo: Paradise con i Marea. Vi ho visti dal vivo, e mi avete travolto, portato via tra strade selvagge e paesaggi luminosi! Ti va di parlare de I Marea? Nascete nel lontano 2006…etc etc.
Ecco guarda, hai fatto goal, se mi concedi. Sta per uscire per la PMS studio, una nuova versione di Pradise, sempre con Tagliata e Girotto, ma anche con delle sorprese: sul brano verrà letto un testo poetico di Ilaria Guidantoni, scrittrice e giornalista. L’attore che legge il brano è Massimiliano Finazzer Flory,drammaturgo, grande attore e di teatro e di cinema , da poco ha fatto il film su Leonardo da Vinci che ha vinto un sacco di premi tra l’altro. Con Paradise volevo scrivere musica da film attraverso il jazz e spero di esserci riuscito: l’intento è quello di descrivere con testo e musica la magia del mediterraneo. I Marea sono stati un gruppo a cui devo molto, mi hanno seguito in tutti i miei esperimenti e abbiamo suonato ovunque e avuto esperienze bellissime, devo molto a loro e soprattutto a Tagliata.
Con i Marea abbiamo collaborato che significa fatto live, inciso brani originali con Frank Marocco (fisarmonicista USA, ha suonato con i Pink Floyd, Frank Sinatra, Shakira, Pavarotti), Javier Girotto, Fabrizio Bosso, Mietta e tanti altri.. ora, a causa di gruppo che in Spagna ha o tesso nome ma fa rock, ci siamo un pò arenati. Sto continuando come solista ma mi tengo ben caro Tagliata come featuring in vari brani, fra cui i prossimi due appunto, Paradise e un Tango che dovrebbe uscire per l’estate.

Itaker – Vietato agli italiani è un film italiano del 2012 diretto da Toni Trupia e Goodbye, Mr. Zeus! commedia del 2009, diretto da Carlo Sarti, sono solo alcuni film dove tu hai scritto le musiche. Come nasce il rapporto tra il musicista e il regista?
Grazie della domanda, ne approfitto per chiarire bene le mie partecipazioni. Per Goodbye Mr. Zeus ho scritto, suonato e dato un brano già finito. Il rapporto con il regista è stato a suo tempo cordiale ma devo dire sintetico. Gli diedi un cd con dei brani e ne scelsero uno.
Per Itaker ho suonato solamente, la musica è dell’amico e affermato compositore Marco Biscarini, che tra l’altro ringrazio mi ha fatto suonare in varie altre colonne sonore, fra cui Un giorno devo andare, di Giorgio Diritti con Jasmine Trinca. Il cinema lo adoro che dire, esperienze meravigliose. Sia da esecutore che da compositore sempre emozionante.
Biscarini, anche se era lui il compositore mi ha sempre coinvolto, in quello che facevamo, avevo proprio il film davanti mentre suonavo, in qualche film ho anche improvvisato. Bellissimo. Grazie a lui ho avuto un’esperienza proprio viva e diretta col cinema. Biscarini, va detto, ha la prima cattedra di musica da cinema in Italia in Conservatorio, a Rovigo, qualcosa vorrà dire.

La tua stretta collaborazione con Massimo Tagliata, che immagino sia un’amicizia molto forte, cosa ti ha regalato alla tua professione? Le volte che vi ho visto dal vivo, si nota molto bene. Che ne pensi?
Si, siamo amici da lungo tempo, e collaboriamo da lungo tempo. Nel 2009 -2010 abbiamo avuto anche uno screzio e i Marea si sono fermati per qualche tempo. Poi abbiamo ripreso, ma in un rapporto così lungo ci sta, sono cose normali. Come amico gli devo molto e anche come musicista. Ha sempre sostenuto le mie idee e si è sempre dato in modo autentico e sincero alla mia musica e alle mie proposte. Non è da tutti, inoltre è un grande musicista, suona piano e fisarmonica a livelli incredibili, poi ha sempre avuto lo studio di registrazione, e anche con questo mi ha aiutato realizzando sempre le mie idee.
Inoltre dal vivo abbiamo soprattutto in duo, una grande intesa, che deriva da un modo molto vicino di intendere la musica, il modo di suonare, l’intenzione, ma anche un rapporto forte dietro. E spero duri ancora a lungo ho tante cose che vorrei fare, soprattutto in duo.
Il nostro rapporto sia musicale e di amicizia ha dato molto ad entrambe, opportunità, crescita e confronti, per il futuro vedremo, il mondo è in bilico.

Come reputi il tuo stile? Hai qualche musicista di riferimento, o che reputi fondamentale per il tuo percorso artistico?
Il mio stile cambia un po’ dalla chitarra che uso, anche se ovviamente dei punti in comune sono evidenti. Quando suono la mia intenzione sarebbe quella di usare tutti i linguaggi che conosco in maniera libera e armonica fra loro. I linguaggi che comunque mi caratterizzano sono il blues, il jazz e influenze classiche e flamenco.
Di musicisti di riferimento ne ho avuti tanti ma non smetto di cercarne altri e avere nuovi stimoli. Miles Davis è un punto di riferimento soprattutto per la visione della musica, è stato un genio assoluto che ogni 10 anni ha stravolto la musica jazz inventando qualcosa. Mozart, con gli ideali massonici e illuministici la sua musica esprime intelligenza e una sorta di equilibrio dell’essere è sempre attuale. Così altri, Bach, Mahler, Debussy, Ravel li ho ascoltati e divorati per anni comunque sono veramente tanti, c’è da imparare da tutti. Degli ultimi cito volentieri Kamasi Washington, sassofonista e nuovo guru del jazz mondiale, visto anche dal vivo, fantastico. Intramontabile Paco de Lucia, non solo per l’inarrivabile bravura strumentale ma perché anche un grande musicista.

Andrea, siamo giunti alla fine di questa breve intervista. Anche a te chiedo, come ai tuoi colleghi, come vedi il dopo Covid e come lo stai vivendo.
Guarda il dopo Covid sembra allontanarsi ogni giorno di più. Il mondo è in grande crisi perché negli anni precedenti si è molto diviso. Tutti questi odi razziali, questa schiavitù del consumismo, dell’economia. Il mondo ha una grande sfida, che è quella di affrontare il Covid unito, non potremmo lasciare stati o parte del mondo indietro in questa faccenda ci si ritorcerà contro e ed essere uniti pare una cosa impossibile, basta vedere in Italia e la politica. Per cui sicuramente ora è presto per dire qualunque cosa. Sicuramente la maggior parte dei musicisti si sta impoverendo e così tutto l’ambiente artistico e molte persone in generale. Io posso ringraziare me stesso di aversi pensato per tempo e di insegnare nella scuola pubblica da anni, per cui almeno vivo senza l’angoscia di come mangiare. Inoltre ho un produttore davvero bravo e in gamba a cui devo tantissimo, Raffaele Montanari della PMS Studio, che mi ha sempre sostenuto e continua a farlo anche ora per riesco lo stesso a pubblicare cose belle e mantenere viva l’attività, e di questo devo ringraziare anche Tagliata per il suo appoggio.
L’estate scorsa estate a ridosso del lockdown è uscito Mi Perdido Amor col feat. di Mietta, è andato super bene, ascoltato ed apprezzato in 49 paesi…che dire, meglio non lamentarsi.
Ad ogni modo si resiste e continuo a ideare progetti, il futuro sarà un sfida da affontare senza dubbi, vedremo..

Grazie ancora per averci concesso un po’ del tuo tempo, spero di cuore di rivederti su un bel palco grande, con tutta la tua energia. Grazie infinite.
Grazie a te Alessandro per l’opportunità di parlare dell’arte e di cose che amo profondamente, di questi tempi è davvero tanto.
Faccio un grande in bocca al lupo a te e a tutti gli artisti in generale di cavarsela meglio possibile e di tornare presto a vivere e in attività.
Un grande saluto

Articolo e foto: Alessandro Corona

 

About the author

Alessandro Ettore Corona

Alessandro Corona nasce a Bassano del Grappa (VI) nel ’57. Dopo aver vissuto in varie zone del Veneto, si trasferisce a Bologna negli anni’70, seguendo tutto il movimento artistico di quel periodo; dai fumetti di A. Pazienza e N. Corona, alla musica rock britannica e americana, a quella elettronica di stampo tedesco, al cinema d’avanguardia tedesco e francese, per approdare poi alla scoperta della fotografia internazionale seguendo corsi di approfondimento e di ricerca.

Scatto per non perdere l’attimo.
Esistono delle cose dentro ognuno di noi, che vanno messe a fuoco.
Esistono cose che ci circondano e che non vanno mai perse, attimi che possono cambiare il nostro futuro; ognuno di noi ha un’anima interiore che ci spinge verso quello che più ci piace o ci interessa.
Io uso la macchina fotografica come un prolungamento del mio braccio, la ritengo un contenitore enorme per catturare tutti quei momenti che mi appartengono.
Passato e futuro si uniscono fondendosi insieme e per caratterizzare l’anima degli scatti creo una “sensazione di fatica” nella ricerca dell’immagine mettendo in condizione l’osservatore, di ragionare e scoprire sé stesso dentro l’immagine.
Trovo interessante scattare senza pensare esattamente a quello che faccio; quando scatto il mio cuore muove un’emozione diversa, sento che la mia mente si unisce con estrema facilità al pulsante di scatto della mia macchina, non esito a cercare quel momento, non tardo un solo secondo per scattare senza riflettere.
Il mio mondo fotografico è principalmente in bianco e nero, il colore non lo vedo quasi più, la trasformazione cromatica è immediata.
Non esito: vedo e scatto!
La riflessione per quello scatto, si trova in mezzo tra il vedere e lo scattare senza esitare sul risultato finale, senza perdere tempo in quel momento.
Diventa immediato per me capire se quello che vedo e che intendo scattare può essere perfetto,
non trovo difficile esprimere quello che voglio, la macchina fotografica sono io.
Ogni scatto, ogni momento, ha qualche cosa di magico, so che posso trasmettere una riflessione quindi scatto senza cercare la perfezione estetica perché nella fotografia la foto perfetta non esiste, esiste solo la propria foto.
Works:
Fotografo e grafico: Mantra Informatico (cover CD), Elicoide (cover LP)
Fotografo ufficiale: Star for one day (Facebook). Artisti Loto (Facebook)
Fotografo ufficiale: Bowie Dreams, Immigrant Songs, Roynoir, Le Sciance, Miss Pineda.
Shooting: Federico Poggipollini, Roynoir, Heide Holton, Chiara Mogavedo, Gianni Venturi, Double Power big band, Progetto ELLE, Star for one day, Calicò Vintage.
Radio: Conduttore su LookUp radio di un contenitore artistico, con la presenza di artisti.
Fotografo ufficiale: John Wesley Hardyn (Bo), Reelin’and Rocking’ (Bo), Fantateatro (Bo), Nero Factory (Bo), Valsamoggia Jazz club (Bazzano), Friday Night blues (Bo), Voice club (Bo), Stones (Vignola), il Torrione (Fe), L’officina del gusto (Bo), Anzola jazz, Castelfranco Emilia blues, Bubano blues, Mercatino verde del mondo (Bo), L’Altro Spazio (Bo), Ramona D’Agui, Teatro del Pratello (Bo), P.I.P.P.U Domenico Lannutti, Insegui L’Arte (Badolato CZ), Artedate (Mi), Paratissima Expo (To), Teatro Nuovo e club Giovane Italia(Pr), Teatro Comunale e Dehon (Bo), Teatro delle Passioni (Mo).

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