Salgo sul tram 8 da poco resuscitato. Mi siedo. Davanti a me è seduta una giovane ragazza, capelli lunghi piastrati, viso truccato, cuffiette wireless bianche infilate nelle orecchie. Con le sue unghie chilometriche rapidissima sta chattando con qualche sua amica/o/#.
All’ennesima fermata le porte si spalancano, una signora anziana si trascina all’interno e si piazza davanti alla ragazza.
“Fammi mette a sede bella!” le dice senza tanti convenevoli. “Che c’ho r piede che mi fa male.”
La ragazza balza in piedi come una molla e le cede il posto. Avvinghiata a un palo lì davanti, continua a battere le unghie sulla tastiera del telefonino con la stessa mano con cui lo tiene.
“C’ho un ciccetto sotto r dito che me fa disperà” continua la vecchia indicando il suo piede avvolto in vecchi stivaletti marroni.
La conversazione è a senso unico.
“Devo annà dar podologo, mo me pijo l’appuntamento”
La ragazza volta la testa verso la porta. Abituata al mondo virtuale non sopporta a questa intrusione fisica.
“Ma com’è che sto tram va così piano? Non stanno bene, pijano i sordi e i lavori so fatti male”
Il tram rallenta e la porta si spalanca.
La ragazza si catapulta fuori, le porte si chiudono e lei rimane lì impalata ad aspettare il prossimo 8 sperando che nessuno entri nella sua sfera emotiva.
Tram 8
La ragazza volta la testa verso la porta. Abituata al mondo virtuale non sopporta a questa intrusione fisica.