“Amm… pappa buona!”.
Con la bocca spalancata avvicino alla bocca di Giovanni il cucchiaio colmo di minestra di verdura.
Giovanni osserva la mia bocca aperta e automaticamente apre la bocca anche lui. Poi è lui ad aprire la bocca per chiedermi ancora pappa. Avvicino un altro cucchiaio colmo di minestra. Cerco di lottare contro l’istinto, ma niente, non riesco, la mia bocca inesorabilmente si spalanca.
Mi muovo e lui mi osserva in silenzio, continua ad attivare i suoi neuroni specchio.
Bevo un bicchiere d’acqua, lui mi guarda e attiva gli stessi miei neuroni motori. E’ come se bevesse anche lui.
La medesima attività neuronale si verifica sia in chi compie un gesto, sia in chi lo guarda, In fondo lo si sapeva già: guardando si impara! Si impara non perché si ragiona ma perché si sente. Non deduco, non ragiono. Sento! E così sono in grado di ripetere e di apprendere. Il processo non è logico, è intuitivo.
Apro il frigorifero e trovo un pezzo di formaggio puzzolente e arriccio il naso. Anche Giovanni arriccia il naso come se sentisse quello stesso odore. Poi sorrido e lui ride. Faccio la faccia preoccupata e lui piange.
Se attivo la parte del mio cervello che mi fa stare bene e lui mi vede, lui attiva la stessa area e sta bene. Se sto male, lui sta male. Lui mi sente.
Il processo non è logico, è intuitivo.
Le azioni sono condivise.
Le emozioni sono condivise.
Il legame che ci unisce agli altri è profondo, è biologico, è intuitivo.
Sciocco e inutile concepire un io senza noi.
Artwork EineBerlinerin