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Libro in Cartolina: Dopo La Pioggia di Chiara Mezzalama

Intervista a Chiara Mezzalama sul suo ultimo romanzo Dopo la pioggia ed. e/o.

In questa cartolina sono rappresentate le parole chiave del romanzo Dopo la pioggia che l’autrice, Chiara Mezzalama, ha suggerito. Il romanzo è stato proposto da Jhumpa Lahiri al Premio Strega 2021.

Chiara ci puoi spiegare la scelta di queste parole? E perché alcune sono in francese?
Cara Lettrice, caro Lettore, come avrai intuito dal titolo, nel romanzo c’è un prima e un dopo la pioggia.
Prima è quel tempo arido delle cose che finiscono. Poi viene la pioggia. Una pioggia battente incessante, che allaga tutto. Ma c’è anche un dopo, lo spazio del possibile, dell’immaginazione.
Ho scritto un romanzo sulle rovine, la fine di un matrimonio ma anche di un certo modo di abitare la terra che non è più sostenibile, che porta alla distruzione del pianeta e quindi di noi stessi. Ho sognato perciò altri modi di fare famiglia, di crescere i figli, di stare al mondo, di amare, nutrirsi, vivere. Perché vorrei che restassimo in vita. E per farlo dobbiamo averne il desiderio che è una forza potente della vita, che si esprime nella passione degli amanti e nell’amore per le creature viventi, che siano umane, animali, vegetali, minerali. Per questa ricomposizione più armonica ho usato una storia, perché le storie sono potenti e rappresentano il massimo grado di libertà. Almeno per me!
Alcune parole sono in francese perché ti scrivo da Parigi, dove vivo.

Chiara


Intervista a Chiara Mezzalama di Sylvie Freddi
Illustrazione di Caroline Freddi

About the author

Caroline (Caro’) Freddi

Nata nella seconda metà del 1900. Secolo scorso, e avoglia lo scorrere!
Che devo raccontare? Non sono ancora morta. Sono europea. Il colore della mia pelle? Varia a seconda delle stagioni. Può essere gialliccia pallida, bianchiccia, rossa o nera, delle volte pelosa.
A disegnar so boni pure gli asini. Così mi cimentai in questa disciplina. E come bestia da soma son giunta alla decorazione di interni e poi a far da assistente a scenografie piccole, del grande teatro umano, che mi portò dagli elvetici tra formaggi e filmati. E allora mi mancava solo Parigi. Dove gioie e turbamenti mi portarono a lavorar nella piazza Vendome. Che buffo, se si divide la parola diventa Vendo me, mah! Girai un po' di qua e un po' di là. Alla fine scelsi le sponde del Tevere. Certe mantecane !! però Roma rimane la più bella!

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