Parlare dei Leprous può sembrare ridondante oppure superfluo, poichè la loro musica esprime completamente quanto vogliono dire. Questo tour poi, estrinseca tutto il loro essere in quanto, come si può ben comprendere, ripercorre tutte le tappe del loro viaggio musicale ed umano.
Quando Einar Solberg e Tor Oddmund Suhrke si palesano sul palco dando il via al concerto, esordendo con il primo brano composto nel 2001 (oggi come allora senza titolo), è subito apoteosi.
La scaletta attraversa 20 anni di carriera come fossero nulla. Di rilievo l’esecuzione di Slave con la doppia batteria all’opera…da urlo! Con la coppia Andersen/Kolstad dietro le pelli. Below vede sul palco la tromba del senor Diaz ed il coro del pubblico che rimbomba nella venue milanese.
Piccola nota stonata per i bis per i quali la band scandinava concede solamente The sky is red, ma è una piccola stonatura all’interno di uno show che definire perfetto è forse anche poco. In alto i calici per una delle band più innovative dell’ultimo ventennio, augurandoci di ritrovarli ancora sui palchi per molto tempo ancora.
Grazie a Vertigo, Valentina Mevoli e Laura Ciraudo per la disponibilità e l’accoglienza.
Articolo e foto di Gigi Fratus
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