Se ne parla tanto. Male. Con luoghi comuni, rabbia, disprezzo.
Colpa delle famiglie “scoppiate”, di finti adulti, degli insegnanti che non apprezzano le 7000 intelligenze emotive dei loro alunni. Vabbeh, ma la scuola esiste e andrà avanti perché ha potuto permettersi il lusso di far leva sulla sua flessibilità. La scuola ha questa particolarità, la deve avere. E’ un organismo dalle incredibili capacità adattative, metamorfiche, inintelligibili e invisibili che lo rendono multiforme e misterioso ai più.
Rigore (estremo) o leggerezza (di calviniana memoria) ne fanno troppo spesso un territorio manicheo per definizione. E come se ne esce? Eh niente. That’s life. Si naviga a vista discutendo sui reel dello spettinato prof. barese di fisica, sui vecchi prof. barbosi, sulle maestre che menano (e che vengono menate).
La scuola è tuttavia un luogo meno disfunzionale di come generalmente si pensa.
Non dovrebbe esserlo affatto, d’accordo, ma è impossibile perché è fatta di materiale umano.
Per il sociologo francese Bourdieu, la scuola è il luogo della frattura sociale per eccellenza. Piegandosi ai capricci della modernità, ha portato confusione e frustrazione, creando un mostro: l’incazzatura sociale.
Sarà anche vero ma tanto è andata avanti lo stesso, ripeto, grazie alla camaleontica predisposizione alla sopravvivenza.
Sperando che tutti si plachino, la scuola è finita e buone vacanze!
La Scuola è finita
la scuola è il luogo della frattura sociale per eccellenza. Piegandosi ai capricci della modernità, ha portato confusione e frustrazione, creando un mostro: l’incazzatura sociale