Amina, distesa su un materasso ormai coperto di polvere, guarda il cielo schiarirsi. Lo vede attraverso un buco sulla tenda, un buco trapezoidale, slabbrato sui margini.
E’ passata un’altra notte ed è ancora viva, non sa se è un bene o un male, talvolta prova invidia per suo fratello e suo padre morti già da qualche mese.
Il sole si sta alzando e lei aspetta il suo raggio.
Finalmente la luce trapassa il buco nella stoffa e le acceca per un istante gli occhi.
Lei allora li chiude, le piace sentire il calore del sole sulle palpebre, le sembra come se qualcuno la stesse baciando.
Si immagina di stare sulla spiaggia in riva al mare seduta su un asciugamano. Per l’occasione sua madre le ha comprato un costume intero blu notte, su una delle spalline è disegnata una piccola farfalla rosa.
Un gabbiano plana leggero e si posa sul mare.
Lei si alza, sente i piedi affondare nella sabbia fine, è calda e soffice. L’odore del sale marino le entra nelle narici e lei inspira forte per non perderne neanche una molecola.
Poi chiama il gabbiano e lo saluta mandandogli un bacio.
Sta per entrare nell’acqua e raggiungerlo.
Un boato.
Il gabbiano, il mare, la sabbia, il sole, la luce, Amina, il buco slabbrato e tutta la tenda in un attimo spariscono.
Il raggio
E’ passata un’altra notte ed è ancora viva, non sa se è un bene o un male