Δᾴϕνη
E sempre bella era: il vento le scopriva il corpo,
spirandole contro gonfiava intorno la sua veste
e con la sua brezza sottile le scompigliava i capelli
rendendola in fuga più leggiadra.
…
«Se voi fiumi avete qualche potere,
dissolvi, mutandole, queste mie fattezze per cui troppo piacqui».
Ancora prega, che un torpore profondo pervade le sue membra,
il petto morbido si fascia di fibre sottili,
i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami;
i piedi, così veloci un tempo, s’inchiodano in pigre radici,
il volto svanisce in una chioma: solo il suo splendore conserva.
Con quanta grazia nelle sue Metamorfosi Ovidio racconta della bella Dafne che per sfuggire da Apollo chiede di essere trasformata in una pianta di alloro
Quante donne supplicano invano i propri dei per sfuggire ai loro aguzzini
Quante scandiscono a voce alta i propri dolori ma le parole risultano straniere alle orecchie di chi ascolta
Quante cadono come foglie autunnali sotto un’irascibile e inutile tempesta di animi ottusi
E quante donne e quanti uomini piangono la tenerezza negata