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Ascanio Celestini – Museo Pasolini @ Teatro Carcano (MI)

Ascanio Celestini posta in scena Museo Pasolini: un’opera complessa, difficile da raccontare, bella e necessaria.

Una scenografia essenziale: una porta stretta e lunga che, grazie al gioco di luci, muterà colore durante il dipanarsi della narrazione, una sedia attorniata da qualche scatola illuminata, una bacinella, una lampada a sospensione con il paralume plissettato. Sul palcoscenico Ascanio Celestini, interprete e autore di Museo Pasolini. Il titolo potrebbe indurre a confondere quest’opera con la solita celebrazione da anniversario, ma Ascanio Celestini è artista intenso e sensibile, violento e poetico, intriso di una cultura profonda che non è mai saccente pedanteria, ma è affrancamento e liberazione. Questo dramma, quindi, è sì un omaggio all’artista, ma è anche un’operazione di recupero della memoria storica di un paese, come l’Italia, con una spiccata tendenza alla dimenticanza.
Come guida di un ipotetico museo dedicato al Poeta, Celestini conduce il pubblico, in poco più di due ore di spettacolo, attraverso le vicende biografiche pasoliniane che si intrecciano con la storia del nostro paese. Con una narrazione cronologica rapida eppur dettagliata l’attore rispolvera episodi noti e meno noti del passato italiano: il linciaggio di Anteo Zamboni, il ragazzo di 15 anni massacrato dagli squadristi fascisti nel 1926 perché accusato di aver attentato alla vita di Mussolini, lo scandalo delle classi differenziali e l’esperienza della scuola 725 all’interno della baraccopoli dell’Acquedotto Felice di Roma, la strage di Piazza Fontana, il colpo di stato organizzato da Junio Valerio Borghese nel 1970, il sequestro e lo stupro di Franca Rame. Tra queste vicende si insinua la voce del Poeta: umana, vera, scomoda. Lo spettacolo è anche popolato da uno stuolo di personaggi che non trovano posto nei saggi di storia, ma di cui la storia è fatta: Talarico (l’ultimo della classe), i due Sandroni (piccoli delinquenti per necessità), Busta Gialla (bloccato tra il volere e il non poter fare), Rita la mignotta (in una società in cui l’uomo è playboy Rita è mignotta perché donna).
Museo Pasolini traccia il ritratto di un Paese abile nell’ordire intrighi, eccelso nell’occultamento dei propri crimini, governato da poteri forti; un Paese in cui minacciare che qualcosa di terribile potrebbe accadere sortisce l’effetto di ammansire la gente; un Paese che non ha mai fatto i conti con il proprio passato: significativa une delle ultime battute dello spettacolo che, ricordando l’anno di morte del Poeta, definisce il 1975 il 53° anno dell’era fascista!
Museo Pasolini è un’opera complessa, difficile da raccontare, bella e necessaria: fa riflettere, fa sorridere e ci rammenta che gli Italiani, oltre che un popolo di santi, poeti, navigatori, sono un popolo di insabbiatori! Un popolo rabbonito dal panem et circenses e tenuto in scacco dalla strategia del terrore.

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Giovanna Musolino

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