Ha il sorriso lieve e incredulo di un’attesa finita, perché adesso le sue canzoni hanno trovato casa e sono diventate un disco, consegnato all’ascolto della gente dopo anni di silenzio e di sottrazione. Perché non è una che ama il presenzialismo, i salotti televisivi, certi meccanismi del sistema che danno visibilità e attenzione, “ma essere selvatica è un lato del mio carattere che ho imparato ad accettare”.
Otto anni di silenzio rumoroso, e adesso Angela Baraldi è felice di parlare del suo lavoro, di rispondere alle interviste, “perché sono un confronto che mi arricchisce, e mi danno stimoli e spunti di riflessioni”, raccontare come sono arrivate queste nuove canzoni, i suoi ieri più vicini e più lontani, e oggi così pieno di emozione e di attesa, e domani con i progetti e i sogni.
“Questo è un disco che si lega al mio passato, figlio di tutte le esperienze vissute: “3021” è un tempo futuro, una data che ti costringe a pensieri fantasiosi, una distanza siderale oggi difficile da immaginare, dove potrebbe esserci tutto e forse niente… Volevo creare un vuoto mentale, la sensazione di essere davanti a una voragine, e riempire il silenzio di sincerità. Ho immaginato il suono delle sfere, dei pianeti, provando a riprodurlo senza sovrastrutture, con pochi strumenti, chitarre, basso, batteria, suoni che non siamo più abituati ad ascoltare, mentre nei testi ho cercato il terreno, l’umano, in contrapposizione allo spazio profondo delle galassie. Ho cercato le parole per i sentimenti, i ricordi, i rimpianti per chi non c’è più, e forse i sogni che ci saranno ancora. Ho cercato di liberarmi dalle sovrastrutture e dalle aspettative, prendendomi il lusso di sorprendere, o magari anche di deludere chi mi segue…”.
Otto anni di assenza sono tanti, con un passato pieno di esperienze e riconoscimenti importanti, il primo album nel 1990 prodotto da Lucio Dalla, nel 1993 il Premio della Critica al Festival di Sanremo con “A piedi nudi”, tour e collaborazioni con Dalla, Morandi, Ron, Carboni, De Gregori, il debutto al cinema e il ruolo di protagonista in “Quo vadis Baby? diretta da Gabriele Salvatores, e il Premio Flaiano come miglior attrice esordiente, e un sacco di altri premi, e tv e teatro, e poi il ritorno alla musica, l’estate scorsa l’apertura del tour estivo di De Gregori Dal Vivo… Perché hai messo così tanto per arrivare a questo tuo nono album?
“Praticamente, ho scritto un pezzo all’anno: io sono molto lenta nella scrittura e ho bisogno dei miei tempi per essere convinta di una cosa, e c’è stata pure la pandemia che mi ha provocato molto panico. Avevo la sensazione di aver perso un mondo periferico, come quello dei club dove ero abituata a suonare, e quello che mi circondava era una realtà diversa, parallela, rarefatta, senza più contatti con gli altri, se non sotto le mascherine e nei video. Aspettavo che cessasse l’alta marea, e dopo mi sono accorta che lo scenario era completamente cambiato. Sensazioni stranianti, sentivo che anche la musica era diversa, tutta un po’ accorpata, e la mia faceva parte di una nicchia che in questo momento non ha una vera casa”.
Poi però la casa l’hai trovata.
“Grazie a Francesco De Gregori. Eravamo in tour, e gli facevo sentire molto timidamente qualcuna delle mie canzoni. Un giorno mi ha detto “Smettila di farmele sentire come fossero merda… sono belle: Finisci questo disco”. L’ho finito, e quando è arrivato il momento di cercare un’etichetta, mi ha proposto di uscire con la sua, la Caravan”.
Per promuoverlo, hai pensato a Sanremo, visto che è un palco per te già conosciuto?
“No, non ci ho neppure provato. Come tutti quelli che fanno questo lavoro so che è una vetrina con grandi possibilità di essere più conosciuti. È come fare un gol. Però, ha anche regole ferree che non sempre uno vuole rispettare, e può essere nobile pensare di farcela senza. Io sono disincantata, non penso che questo disco spaccherà, ma non vuol dire che non creda in questo lavoro. Anzi, ci credo molto, e vorrei farlo arrivare al pubblico in modi più ravvicinati, per sentirlo e amarlo meglio. Non esistono solo i grandi stadi e le maree di folla ad applaudirti. Ricordo che quando avevo visto David Bowie allo stadio eravamo pigiatissimi e tutti emozionati. Lui era arrivato in ritardo, un’attesa lunga e accaldata, ma alla fine mi era rimasto dentro solo il ricordo degli effetti speciali e dei suoi cambi d’abito, perché quello spazio enorme e la gente urlante in delirio, avevano coperto l’emozione delle sue canzoni, della sua voce e delle sue parole”.
Stai preparando un tour?
“Si, con gli stessi musicisti che hanno suonato nel disco, ed è una fortuna grande perché si ricreerà la stessa atmosfera. Forse, ho cominciato a pensare a questo disco proprio per portarlo in concerto, nei club, che sono la mia dimensione ideale. Sento una gran voglia di tornare sul palco, e l’urgenza di restarci. Conquistarmelo. La scintilla, il desiderio di suonare dal vivo, ti aiutano a trasmettere quello che fai, ma sono anche una cura, un’esperienza. La musica è qualcosa che ti rigenera, e per chi fa questo mestiere la vita senza il palco è grigia e triste. Vuota. Perché abbiamo bisogno degli altri”.
E la carriera di attrice?
“Per ora è in secondo piano, sospesa. Pure se recitare è stato il mio primo amore. Ma senza un progetto un attore è un sacco vuoto, e io non mi sono mai adeguata alle dinamiche che mi avrebbero reso la vita più facile. Quando avevo 13 anni Ugo Tognazzi stava girando un film a Bologna, e tutti i giorni lo aspettavo fuori dal set: lui è stato gentile, mi ha fatto fare un giro tra la scena e la macchina da presa, ma quella mia presenza curiosa tutti i giorni era diventata ingombrante, e mi hanno cacciata. Però sognavo di diventare attrice, e ho frequentato l’Accademia di recitazione, pure se parallelamente nella mia vita c’era già la musica, in quei Anni Novanta che nella scena musicale bolognese creavano fermenti alternativi. Come attrice ho lavorato con Giancarlo Giannini, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio, e dopo l’esperienza con Salvatores in “Quo Vadis Baby? ho recitato in telefilm e cortometraggi, e a teatro nei “Monologhi della vagina”. Erano arrivate altre proposte per il cinema, ma non mi andò bene con un produttore. Ero nel suo ufficio per parlare di lavoro quando fece partire un porno… Ci sono regole da conoscere per proteggersi, e io sono sempre stata troppo schietta e sincera per accettare compromessi, e mancanza di rispetto”.
Come vedi il tuo domani?
“Sono piena di contraddizioni, come uno Zelig in continui cambiamenti. Sarà colpa dei Gemelli, il mio segno astrale, ma ogni tanto vado verso direzioni ostinate e contrarie che poi magari mi deludono, ma non posso sottrarmi. Sono romantica, disincantata, sincera, schietta, testarda, sognatrice. genuina, senza fronzoli e soprattutto con la voglia di vivere con i tempi giusti, senza fretta. Adesso mi sono buttata nel vuoto senza paracadute, ma ho fatto un atterraggio morbido, e sono pronta a partire alla conquista del mio mondo. Piccolo, selezionato, accogliente e rassicurante. E restarci per un po’…”.
Foto di Claudia-Pajewski-Caravan