Mike Sponza ora è diventato un amico di Bubano Blues e del sottoscritto. Bubano Blues l’ha consacrato, al di là dalle solite frasi, perché Mike merita tutti i riconoscimenti possibili. Si presenta in splendida forma con un quintetto tutto italiano pronto a “strafare” per tutta la serata, presentando il nuovissimo album “Made in the sixties”, una sorta di bibbia musicale, dove sono stati omaggiati gli anni ’60, registrato agli Abbey Road Studios di Londra e scritto a quattro mani con il leggendario Pete Brown. In aggiunta il disco si è arricchito della voce di Dana Gillespie, *dalla carriera artistica tanto lunga quanto importante, ricordata in particolare per la sua interpretazione della Maddalena in Jesus Christ Superstar e per la sua unione artistica e sentimentale con David Bowie (è di Dana la voce in Ziggy Stardust).
Mike è andato oltre a quello che è il disco stampato, ha voluto curare in maniera maniacale la copertina con vignette a fumetti di Romeo Toffanetti, illustre disegnatore e molto amico del nostro bluesman. Il disco è stato arricchito per di più da un bellissimo manifesto pronto per essere attaccato alla parete della camera come si faceva una volta! Mike è un veterano di tanti palchi mondiali suonando con musicisti del calibro di Bob Margolin, Georgie Fame e Lucky Peterson, perforando con il ritmo della chitarra ogni forma di scrittura sullo spartito aprendo l’ascolto anche tra i più scettici o a chi non piace questo genere di blues, che certo non è quello tradizionale. Grande presenza scenica anche nel modo di vestire, con una simpatia tutta triestina, di quelle taglienti e non facile da interpretare subito.
Insomma Mike mi ha travolto perché è un chitarrista diverso, un musicista completo senza barriere, dove quello che conta è trasmettere l’arte anche attraverso la sua magica chitarra e la musica.
* ( https://www.mikesponza.it/ )
( https://www.facebook.com/mike.sponza/?locale=it_IT )
Bubano Blues Bubano ( Imola) 21 11 2023
Mike Sponza chitarra e voce
Angelo Chiocca sax tenore/voce
Roby Maffioli basso
Michele Bonivento organo
Moreno Buttinar batteria
Intervista
Ciao Mike. Piacerissimo di averti visto suonare a Bubano Blues. Dentro il tuo concerto ho sentito finalmente qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo. Parliamo di Made in the Sixties il tuo nuovo lavoro.
Ti ringrazio, in effetti mi piace “farcire” i miei brani dalla radice fondamentalmente blues con ingredienti diversi; qualcuno dice che sono anticonvenzionale, non ortodosso, ma siccome ascolto di tutto quotidianamente, è inevitabile che la mia musica esca un po’ dal seminato. Nell’album Made in the Sixties questo è forse più evidente, anche perché i brani li ho scritti insieme ad una vera icona del rock blues mondiale: Pete Brown, l’autore dei Cream di Clapton, Bruce e Baker. Si tratta di un disco dedicato canzone per canzone a ogni anno dei “sixties” (infatti ci sono 10 canzoni!)
Dal punto di vista grafico hai studiato insieme a Romeo Toffanetti una copertina che farebbe invidia a migliori grafici in circolazione. Sei amante anche del fumetto?
Romeo è un fumettista pazzesco ed è stato magnifico lavorare con lui. Avevo in mente delle linee grafiche pulite, con una storyboard che giocasse un po’ con qualche luogo comune degli anni ’60, colori pieni e dettagli, tanti dettagli. Quando ci siamo visti ho detto solo un nome, come riferimento grafico: Michel Vaillant – il protagonista di fumetti vintage, di cui sono appassionato. Ma lo sono anche dei Peanuts, del Paperino di Carl Barks, di Tin Tin.
La tua carriera è costellata di innumerevoli collaborazioni, Dana Gillespie per prima, ma anche Eddie Reader e Peter Brown. Una figura che ti ha aiutato di più per la tua carriera?
L’aiuto maggiore arriva dai musicisti che mi stanno accanto da anni nella band e nei progetti: è grazie a loro che le canzoni diventano reali, gli spettacoli energici ed intensi. Tutti gli altri nomi, inglesi, americani più o meno altisonanti, sono stati ospiti dei miei progetti. Ma due figure mi hanno veramente aiutato a comprendere tutte le dinamiche (molte ancora occulte) del “fare musica”. Parlo di Guido Toffoletti, artista blues italiano storico, e Bosko Petrovic jazzista croato: due magistri vitae.
Quando è nata la tua passione per la musica e perché il Blues?
La musica era sempre nell’aria a casa, e fin da bambino ne ero attratto. Verso i 13 anni ho deciso che volevo imparare a suonare la chitarra, e fin da subito mi sono indirizzato verso il blues. Non ho fatto una scelta verso questo genere, l’ho semplicemente sentito molto vicino al mio feeling…
Una domanda controcorrente: cosa pensi della musica di oggi, e se potremmo mai avere un ritorno ai Beatles e Rolling Stones, o quantomeno un ritorno a quella musica che lascerà un segno indelebile.
Penso che come in ogni decade ci sia musica ottima e musica mediocre, nulla di diverso dagli anni ’60 ad oggi. Oggi però è molto più facile essere esposti continuamente alla mediocrità e la musica “figa” va cercata nei meandri di Spotify, tra playlist incongruenti compilate da curators spesso non preparati ed algoritmi tutto sommato non affidabili. Le radio FM poi certa musica proprio non la passano, per cui è necessario volerla proprio trovare. Da un punto di vista generazionale, ci sono molte band che hanno lasciato dei segni indelebili nelle persone – dipende dall’età.
Come chitarrista Blues ormai hai raggiunto livelli molto alti, riconosciuto nel mondo perché sei alla continua ricerca di soluzioni nuove per un genere che comunque non morirà mai.
Tutti noi ammiriamo musicisti che hanno fatto storia perché sono stati degli innovatori. Sono stato definito un visionario, un anticonvenzionale, un guru… ma alla fine si tratta di saper mettere le mani su uno strumento ed usarlo per dire delle cose. Uso il linguaggio musicale del blues sicuramente non in modo ortodosso, rispetto alle aspettative dei “puristi”, ma non si può rimanere a vita nella gabbia delle 12 battute… no
Vorrei tornare un attimo indietro: i testi di Made in the Sixties sono estremamente attuali, attraversano il tempo e si soffermano sulla vita, mi vien da pensare, di un blues man come te. Niente nostalgie vero?
Nessuna nostalgia, si guarda solo avanti, ma il passato sicuramente insegna.
Per finire la nostra breve chiacchierata ti chiedo cosa ne pensi dell’intelligenza artificiale (AI) e quanto influenzerà tutta l’arte che già soffre abbastanza. Ti ringrazio anche a nome di SOund36.
Credo che così come gli strumenti, la musica registrata, i sintetizzatori e i campionatori hanno aumentato il numero dei creatori e dei consumatori di musica quando sono stati introdotti, anche la musica generativa aiuterà gli artisti a fare un salto creativo simile, sfumando i confini tra artista, consumatore, produttore ed esecutore. Riducendo drasticamente l’attrito tra l’idea e la creazione, l’intelligenza artificiale consentirà a un maggior numero di persone di fare musica, potenziando al contempo le capacità creative degli artisti e dei produttori esistenti. Nel frattempo continuo a suonare la chitarra, con una band vera e a scrivere le canzoni a mano.