“Ricordati che devi morire” ripetevano i frati trappisti nel seicento, mentre, ogni giorno, ognuno di loro toglieva una palata di terra per scavare la propria tomba.
E noi oggi vogliamo dimenticare la morte, vogliamo dimenticare la caducità della vita e vivere in un perenne fermo-immagine.
Vogliamo essere una foto, di quelle ritoccate, senza rughe, senza alcun segno di cedimento interiore ed esteriore.
Memento mori.
Noi la morte l’abbiamo relegata lontano, in ospedali, case di cura, ospizi. Non la vogliamo vedere, non la vogliamo annusare.
Vogliamo vivere un sogno di immortalità che profuma di rosa.
Vogliamo disperatamente vivere in una commedia che finisce sempre bene, dove nessuno invecchia e tutti sono simpatici.
Memento mori.
Dimentichiamo che sotto la nostra pelle c’è la carne e più sotto lo scheletro.
Ecco lo scheletro.
Al posto del tappetino pulisciscarpe, all’ingresso di casa, dovremmo mettere un bel mosaico con uno scheletro, come facevano gli antichi romani.
Perché noi tutti vogliamo assolutamente dimenticare la nostra morte.
Ma così ci dimentichiamo ogni giorno di essere felici di vivere
Memento mori
noi tutti vogliamo assolutamente dimenticare la nostra morte. Ma così ci dimentichiamo ogni giorno di essere felici di vivere