Interviste

Umberto Tozzi: le ultime notti rosa intorno al mondo

Scritto da Lucia Castagna

Dopo 50 anni di carriera, più di 80 milioni dischi venduti, la vittoria al Festival di Sanremo, al Festivalbar, al Golden Globe, le sue canzoni scelte da Martin Scorsese, Adrian Lyne, Quentin Tarantino nei loro film, ha deciso che si ritirerà dalle scene per vivere tutto quello che si è perduto, prima di tutto con la famiglia. E pensare che sognava di fare il calciatore…

Lo aveva annunciato in primavera all’Olympia di Parigi, a sorpresa, alla fine di un concerto da cui iniziava il suo countdown, quel conto alla rovescia dell’ultimo tour in giro per il mondo che lo porterà al suo addio alle scene. Dopo 50 anni di carriera straordinaria, oltre 80 milioni dischi venduti e oltre 2000 concerti, le vittorie a Sanremo con Si può dare di più insieme a Morandi e Ruggeri, al Festivalbar, al Golden Globe, l’artista lascerà lo spazio all’uomo, per fare tutto quello che fino a ora riusciva a fare solo rubando il tempo al tempo, fra tournée, viaggi, prove, canzoni, sale d’incisioni, valige sempre pronte, jet leg, giorni e notti che si confondono nei continenti…
Un lungo tour per dire addio al suo pubblico, “per ricambiare tutto l’affetto che ho ricevuto”, l’ultima data prevista in Australia a ottobre 2025, dall’altra parte del mondo, quando l’Ultima notte rosa sarà la sua ultima notte sul palco, insieme alla Ensemble Symphony Orchestra, 21 straordinari musicisti che lo hanno sempre accompagnato.
Umberto Tozzi dice che lo aveva promesso a se stesso, quando all’improvviso, dopo il Covid, gli era venuta una grave infiammazione polmonare, e dall’ecografia addominale gli era stato diagnosticato un tumore alla vescica. “L’ho affrontato con coraggio, con una serenità che non credevo di avere, e pure se temevo il peggio, sono riuscito a mettere da parte la paura. Per fortuna, ce l’ho fatta, e forse proprio in quei momenti ho pensato che la vita che avevo ancora da vivere doveva essere un’altra”.
Momenti difficili come una sfida appartata, senza clamori sui giornali e commiserazioni sui social, con discrezione sabauda e determinazione incrollabile, ha lottato, e ha vinto. E adesso, a 72 anni, vuole riprendersi il tempo perduto. «Non sono stato un padre molto presente e mi sono mancate tante cose: adesso vorrei dedicarmi alla mia famiglia, mia moglie, i miei figli e i miei nipoti».
Sorride, fiero della sua musica e dei suoi successi che hanno attraversato il mondo, da Ti amo che nel 1977 era rimasto ai vertici delle classifiche per 7 mesi, superando ogni record di vendita e attraversando i nostri confini nelle tantissime interpretazioni internazionali, fino ad essere al centro di une delle scene più spettacolari della fortunata serie tv La casa di carta.
Il grande schermo lo ha sempre amato: Gloria, nell’interpretazione di Laura Branigan, era nella colonna sonora di The Wolf of Wall Street, di Martin Scorsese, e di Flashdance di Adrian Lyne. Ma anche Hostel di Quentin Tarantino, Asterix e Obelix Missione Cleopatra di Alain Chabat, I nuovi mostri di Mario Monicelli, Dino Risi e Ettore Scola, Tonya di Margot Robbie, Spyder Man Far From Home di Jon Watts hanno inserito le canzoni di Tozzi.

A cosa è dovuto questo successo mondiale?
Non credo che ci siano delle formule: forse è per il mio modo di scrivere. Tutto il talento sta nel buttare giù tre accordi forti. Dopo, è matematica, la conseguenza logica di tre accordi che devono quadrare. In matematica sono sempre stato scarso, ma sulla musica ho un istinto naturale, scrivo una canzone in massimo tre ore.  Ascoltavo i Beatles e la musica anglosassone, e ho assorbito quella metrica. Per me, vale più il suono che la parola, che magari a volte vogliono dire poco, ma suonano bene. Lucio Battisti mi disse che, dopo di lui, l’unica cosa nuova era la mia musica”.

Icona della musica italiana che ha attraversato e appassionato intere generazioni, eppure sempre riservato, quasi appartato
Sarà per carattere, per timidezza…Quando nell’82 vinsi il Golden Globe, neanche volevo andare a ritirarlo. Per me i valori sono altri, mi commuovono di più altre cose: l’amore, il mio cane, l’intesa profonda che ho con mia moglie Monica, la persona più leale che ho incontrato, il vero perno della nostra famiglia. Un dono grande della vita, capace sempre di farmi innamorare di lei, tanto che l’ho sposata cinque volte, e vorrei risposarla ancora.

Da bambino sognavi di diventare cantante?
No, calciatore. Sono nato a Torino, città del Toro e della Juve, mamma casalinga, papà guardia notturna per ventidue anni, lavoro duro per mantenere tre figli e dopo aver vissuto due guerre. Stavamo in cinque in una camera e cucina, io vivevo per la strada, quando le strade non erano ancora un pericolo per i ragazzini. Poi, imbracciai per caso una chitarra e cominciai a suonare sulle panchine. Dopo, ho fatto per anni il chitarrista freelance, mangiando panini, ospitato a Milano a turno da amici musicisti. Ero insicuro e mi vergognavo della mia voce. Quando scrissi delle canzoni con Giancarlo Bigazzi e Alfredo Cerruti mi chiese di cantarle, non volevo saperne.

Tre aggettivi per descriverti
Altruista, generoso, paziente.

Cosa ti infastidisce di più
La maleducazione.

Se rinascessi chi vorresti essere
Roberto Baggio

Cosa rimpiangi di non aver fatto
La scuola di pianoforte.

Una cosa da cui non ti separi mai
Il rosario che porto al collo.

 Il tuo giorno perfetto
Passare la giornata a casa

E adesso pensa a tutti quei giorni perfetti che saranno la sua vita domani, dopo tutte le notti rosa che diventeranno tutti giorni rosa.

Credits: Foto di Stefania Brovetto
Foto di Copertina: Cosimo Buccoliero

 

 

 

 

 

 

About the author

Lucia Castagna

Lucia Castagna, innamorata da sempre della parola e delle cose da raccontare, giornalista professionista, è arrivata alle testate
di maggiore prestigio come inviata, capo redattore e direttore. Autore televisivo e docente di comunicazione, sta scrivendo il
suo primo romanzo.

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