Alfredo Marasti è la fine dei cantieri perenni che trasformano le strade in trappole a senso unico. Nell’inverno del pensiero veloce e dell’idiozia reale, il cantautore di Pescia, apre le strade chiuse dai cantieri della musica pop/rock/folk/trap/rap alla primavera dell’ironia leggera e acuta.
É uscito il quattro aprile scorso il sesto lavoro del cantautore libero, una raccolta di dodici tracce intitolata Il Dimenticatoio – Canto Monumentale alle Identità Perdute – Dal Liceo all’Università, su etichetta La Stanza Nascosta Records.
É un filo conduttore quello dell’identità che parte fin dalla copertina dell’album, dove i personaggi de La Libertà che guida il Popolo di Delacroix assumono le identità dei personaggi dei Peanuts.
L’identità e il modo di rapportarci alle piccole grandi battaglie quotidiane sono mutevoli con l’età e con gli accadimenti.
In alcuni momenti, crediamo di dover affrontare delle sfide epocali e poi, quelle stesse sfide, in altri periodi della vita, assumono connotazioni più ridotte, diventano alla portata e, quasi, ne ridiamo. Che sia Delacroix o Charlie Schulz a raccontarli, ogni dramma non è mai tale se visto da diverse prospettive, ogni sconfitta non è mai persa veramente e ogni fuga può diventare una corsa verso una libertà più grande.
Le epoche della vita riducono a noccioline quelli che, un tempo, ci sembravano ostacoli insormontabili. Noccioline – Peanuts – appunto, è il terzo brano dell’album che, con sorriso tragicomico e un western allegro e divertente, snocciola gli eventi della vita come fosse una striscia di fumetto disegnata da Schulz.
Al galoppo, via dalla ferrovia dei moralisti e dei perbenisti, è l’ambientazione western di Mirelle – brano di apertura dell’album. Il bandito fugge dalla città dei benpensanti perché accusato dell’omicidio della bella e provocante ballerina di piacere Mirelle. È l’allegoria in chiave spaghetti – western di ciò che sembra ma non è, della giustizia che non ha nulla a che fare con la legge, con il piacere considerato un peccato da ghigliottinare.
Corre Alfredo, corre con la sua Lutero 2.0 dalle litanie dei cookies da accettare, dagli spot pubblicitari da ingurgitare e dagli algoritmi da pregare. Rifugge da tutto questo vorticare di mainstream, influencer, blogger, router imposti da una macchina mediatica troppo compassata in nome delle sacre fake news.
Libertà brandita e mai arrivata neppure tra i banchi di liceo, dove, tra un’assemblea di istituto e un’autogestione gli arrangiamenti alla chitarra acustica e il vivace violino, smitizzano la figura emblematica del rappresentante di istituto nel brano omonimo Il Rappresentate d’ istituto.
La raccolta si chiude con il brano La salita, in cui la chitarra acustica accompagna la strada della vita nel saliscendi dei mutamenti interiori, dei disincanti delle illusioni e dalle aspettative non raggiunte. E’ una strada in salita che può essere percorsa mirando al traguardo o contemplando ciò che lasciamo indietro, oppure, semplicemente, godendosi il paesaggio qui e ora, senza star lì a rimuginare sui “se” e sui “ma”. In cima alla salita, quello che conta è con chi siamo arrivati lassù, chi ci ha teso una mano nei tratti più irti.
Perché “Si sa: in questo mondo bisogna tutti aiutarsi l’uno coll’altro.”
Sia che lo dicesse Carlo Collodi – altro illustre cittadino di Pescia – ne Le avventure di Pinocchio, sia che lo canti Alfredo Marasti, la regola del buon vicinato è sempre valida, più autentica di ogni identità della quale ci vestiamo.
Alfredo Marasti Il Dimenticatoio – Canto Monumentale alle Identità Perdute
Nell’inverno del pensiero veloce e dell’idiozia reale, il cantautore di Pescia, apre le strade chiuse dai cantieri della musica pop/rock/folk/trap/rap alla primavera dell’ironia leggera e acuta