Non è la prima volta che su SOund36 parliamo di Daniele Napodano, della sua musica sempre interessante e dei suoi testi pieni di ironia mista a malinconia. Recentemente vi avevo raccontato un suo showcase in un locale di Bruxelles, mentre oggi ho il privilegio di presentarvi il suo nuovo album – uscito proprio in questi giorni – del quale aveva già regalato qualche assaggio dal vivo.
Storie di una sera…con poca gente è già in qualche modo un titolo programmatico perché anticipa uno dei temi che ricorre in più di un brano del disco, vale a dire la sua scelta di fare della musica il proprio mestiere, con tutte le conseguenze del caso. Chiunque conosce personalmente cantautori che hanno preso questa decisione sa bene quanto questa, da una parte li renda pienamente liberi di esprimersi senza filtri o ipocrisie, ma dall’altra comporti una strisciante amarezza di dover lottare tutti i giorni in un sistema che sembra preferire solo quelli che hanno agganci nel mondo dello spettacolo, regalandogli successi non sempre pienamente meritati.
La canzone che più di tutte rappresenta questo stato d’animo è senza dubbio “Carlo Conti”, il cui testo è una lettera aperta al Direttore Artistico di Sanremo. Non voglio anticiparne i contenuti nei dettagli perché credo che chiunque, come il sottoscritto, ritiene troppo bloccato l’accesso ai canali che consentono di arrivare al grande pubblico, debba ascoltarla e farsi una propria opinione. Nel suo piccolo si tratta di una vera e propria canzone di protesta, ancorchè dai toni piuttosto garbati.
L’ironia di cui parlavo all’inizio torna con tutta la sua forza espressiva in “Di Martedì” (che mi ricorda in parte lo stile di Daniele Silvestri) nella quale Napodano ci racconta la settimana tipo, sempre uguale e routiniera, di chi ha scelto il posto fisso, magari rinunciando presto ad esplorare altre strade che possano realizzarlo pienamente (“potrebbe andare peggio dai, che devi lavorare per fare un po’ di grana per andare a lavorare…”).
“Niente di speciale” è la mia preferita di tutto il disco, sia dal punto di vista dell’arrangiamento, che vede la chitarra acustica in primo piano accompagnata dal sempre presente pianoforte, sia per quanto riguarda la bellissima e radiofonica melodia. Il testo poi, come spesso accade con Daniele, è autobiografico e racconta di tutte le caxxate e critiche che ha dovuto ascoltare quando ha deciso di impegnarsi con la propria compagna. Un gioiellino di cantautorato italiano che spero raggiunga più orecchie possibili per dare a questo ragazzo la considerazione che ritengo meriti da tempo. Lo stesso dicasi per “Ciao” che è il brano che in qualche modo spiazza per il mood nostalgico e che rappresenta il lato romantico dell’artista romano, che racconta di un padre famiglia che vive l’amarezza della separazione.
Chiudo con l’augurio di vedere un giorno Napodano poter realizzare tutti i suoi sogni, magari, chissà, ripercorrendo la strada che quest’anno ha visto salire alla ribalta Lucio Corsi. Me lo auguro per lui, ma forse anche per potervi dire quel giorno: “io ve l’avevo detto!”
Napodano – Storie di una sera…con poca gente
Napodano sceglie di fare della musica il proprio mestiere, con tutte le conseguenze del caso.