Sound&Vision

Dente @ Monk

Scritto da Chiara Lucarelli

Una favola indie tra malinconia e ironia tagliente

C’è una cosa che Dente sa fare meglio di chiunque altro sulla scena indie italiana: scrivere canzoni che sembrano caramelle amare. E al Monk Club di Roma, lo scorso 6 Aprile 2025, Giuseppe Peveri, in arte Dente, ha dimostrato ancora una volta che la sua penna affilata e il suo cuore disilluso sanno toccare corde profonde, anche quando ti fa ridere nel mezzo di un attacco di spleen.
Dopo l’apertura affidata alla giovanissima e talentuosa Anna Carol, il live si apre con Benzodiazepine, e subito è chiaro che non sarà una serata leggera. L’arrangiamento asciutto ma incisivo mette in risalto il testo, che si muove tra ansia quotidiana e desiderio di fuga. Il pubblico è già dentro la bolla di Dente, e da lì in poi è un viaggio tra sarcasmo e poesia urbana.
La scaletta è un’altalena emotiva ben calibrata: da classici come Corso Buenos Aires e Adieu, che scaldano i cuori più nostalgici, a brani recenti come Discoteca solitudine, manifesto perfetto di una generazione che balla da sola, ma con stile. Con Hey  Anche se non voglio e Cose dell’altro mondo, Dente gioca con il ritmo e la forma, ma non perde mai quella malinconia di fondo che lo rende così riconoscibile.
Buon Appetito e Cambiare idea sono piccoli racconti tragicomici da camera, mentre la sezione centrale dello show – con pezzi come M’annegasti e Zenzero  – rallenta, respira, e crea uno spazio sospeso, quasi teatrale, in cui il pubblico ascolta in silenzio, come in una lettura ad alta voce più che in un concerto rock.
Poi arrivano Il mondo con gli occhi e la presunta santità di Irene (i cui titoli sono un esercizio di stile già di per sé), ed è come se si spalancasse una finestra: la narrazione diventa cinematografica, intima, potente. Da lì in poi, l’atmosfera si scalda: Coniugati passeggiare, Saldati, Favola e A me piace lei scorrono come un flusso continuo di immagini e battute sussurrate.
Il finale è da manuale. Con Giudizio Universatile e Vieni a vivere, Dente chiude il cerchio tra ironia e vulnerabilità. Il pubblico applaude con un sorriso dolceamaro: non c’è bisogno di bis, il messaggio è arrivato.
In un panorama musicale spesso urlato e patinato, Dente resta un autore autentico, un funambolo del linguaggio che non ha paura di mostrarsi fragile. Al Monk ha dato prova di maturità e coerenza, confermandosi come uno dei cantautori più raffinati e fuori schema della scena italiana. E noi, con le nostre piccole nevrosi e le nostre grandi solitudini, non possiamo che ringraziarlo.

Si ringraziano Monk Roma @monkroma e Locusta Booking @locustabooking

Tags:@annacarolqui @amodente @monkroma @locustabooking @chiara_lucarelli_pics

About the author

Chiara Lucarelli

Sono nata a Roma e cresciuta coltivando contemporaneamente diverse passioni: la musica, il teatro, la fotografia, i viaggi ed il cinema.
Dopo aver trascorso svariati anni spaziando dall’una alle altre in maniera alternata, ho trovato infine una modalità che mi permettesse di coniugarle tutte in contemporanea, quella della fotografia musicale, di spettacolo e performance artistica in senso più ampio.
Mi occupo di live report di concerti, teatro, interviste e ritratti.

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