Articolo di Francesco Bettin
Foto di Valeri Bissacco
Due ore di alto livello musicale, quelle del live di Alberto Fortis (con, in apertura, il gruppo parmense Il peggio è passato) visto a Cassola, Auditorium Vivaldi, organizzato da Le Notti del Il Bandito, che con coerenza e una certa impavidità riesce sempre a proporre serate musicali di grande qualità. Cosa successa anche stavolta, infatti, grazie a un rigorosissimo Fortis, garanzia che come il vino invecchia migliorando.
Live con pianoforte solo, nessun fronzolo, solo dei video proiettati. E il suo rigore infinito. Sold out già da giorni, il concerto è stato appunto aperto dal trio emiliano Il peggio è passato, peraltro molto sinceri a riconoscere che forse quel nome, a fronte dello stato attuale delle cose, non è il più indovinato. Definiti il miglior gruppo indie, di un elettropop tutt’altro che banale, con qualche eco ai Baustelle, ma anche a Colapesce Dimartino e persino a tratti Battiato, i tre musicisti hanno saputo offrire un’apertura con stile e bella musica. Cinque brani, tra i quali sono spiccati senz’altro “Fallo” e “Corsa ad ostacoli”, anche grazie al vigore poliedrico della tastierista Francesca Pesci, unica ma non solo, così da citare anche i suoi compagni di avventura, alle chitarre Simone Vaccari, e come cantante frontman l’estroso Michele Zilioli. Va citata anche la Dischi Soviet Studio, di Cittadella (Padova) che in qualche modo li rappresenta. Un sound molto piacevole il loro, nel quale la definizione elettropop è azzeccata e divertente, anche se nei testi qualcosa di più serio a volte traspare.
E dopo il loro mini concerto, con tanto di fan club al seguito (da Fidenza), è salito sul palco Alberto Fortis. Completo setato e multilavorato, in chiaro, Fortis ha catapultato il pubblico intervenuto nel suo mondo, ringraziando per essere lì alla sua performance. Citando Primo Levi (“La follia non ha un perché”, tanto per sistemare i potenti sempre agli antipodi dei popoli, e sempre decisi a fare guerre) il nostro ha reso palese, semmai ci fosse stato bisogno, e non si sapesse, il suo pensiero malinconicamente espresso nei testi, così (fin dal primissimo album) magnifici, stranianti di bellezza, diciamo pure magnetici. Fortis ha esordito con un monito preciso come “E’ tempo di avere coraggio, basta una scintilla per l’incendio della rinascita”, preoccupandosi pure di essere degno, lui e il suo amico pianoforte, dell’accoglienza di quell’auditorium ospitante. E’ venuto a galla ancora una volta il suo pensiero fatto di forza e grandissimo stile, della sua appartenenza alla ricerca di un mondo nuovo, da provare a trovare, al di fuori di certe logiche compromettenti, ideologiche, commerciali. Lo dimostra anche il fatto che per vederlo suonare dal vivo bisogna un po’ cercarlo, e assicurarsi in fretta il posto, peraltro. E’ bastata qualche nota e l’emozione, fortissima, da brividi per molta parte del concerto, ha preso il sopravvento.
Dopo le immagini passate sullo schermo nel brano di debutto, “Hey Mama”, visionarie, il musicista di Domodossola, pura magia al pianoforte, ha offerto al suo pubblico poco meno di una ventina di canzoni ininterrottamente, sospese attorno a legami compositivi a fare da filtro di collegamento. “Carta del cielo”, “Vita ch’è vita”, “Milano e Vincenzo”; “La nena del Salvador”, e la straordinariamente intensa, circolarmente perfetta “Il duomo di notte”, un vero capolavoro scritta dando le spalle alla cattedrale, sul sagrato del Duomo milanese.
Fortis, da artista puro, solo, col suo pianoforte, l’armonica a bocca e qualche elemento di percussione come il tamburello, ha strutturato il concerto con un’attenzione raffinata nei confronti degli spettatori, con un rispetto visto poche volte, nel rapporto che gli artisti hanno con il loro pubblico. E’ anche qui che un musicista prende un valore aggiunto, e si fa davvero portavoce della gente. E via andare, dunque, con “Fragole infinite”, dedicata con vero amore a John Lennon, “Marilyn”, la splendida “L’amicizia”, un’originale versione in spagnolo di “Angeli negri”, e ancora “Sindone”, “Settembre”. La parte finale del live è stata anch’essa originale: Alberto si è goduto, come gli spettatori presenti, il suo video di “Venezia”, per poi eseguire una pietra miliare, altro capolavoro, “La sedia di lillà” (siamo già ai bis) chiudendo con un altro video, “Maharajà”. Molto caldi, sostenuti gli applausi, con Fortis che ha ringraziato, certo di aver ritrovato ancora una volta quel legame prezioso col pubblico, uno scambio di energia notevole e sempre presente, molto importante per un artista. Com’è importante per il pubblico, uscire a fine di un concerto con tanta emozione dentro.
Si ringraziano Gianfranco Gandolfi e l’organizzazione Le notti de il Bandito, nonché lo staff dell’artista per la gentilissima disponibilità.
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