Sembra solo una favola. Sarà perché a raccontarla è Josephine, una bambina speciale, come sa definirsi Lei. Sembra una favola, ma la gita scolastica allo zoo alla vigilia di Natale si trasforma in catastrofe.
Dicker nel suo nuovo romanzo sa, come sua consuetudine, tenerci col fiato sospeso. In un cui climax di tensione decisamente ascendente, rincorriamo le parole della bambina in trepidante attesa di sapere cosa sia davvero successo. Quale sia l’ evento che ha scosso così profondamente la memoria della collettività.
Una storia che sa essere divertente e commovente, perché non c’è solo l’attesa ma ci sono anche temi di grande importanza: dalla democrazia all’inclusione.
“La diversità”, ci ha spiegato il Direttore, “è il diritto di ognuno di essere come vuole, senza che per questo gli altri gli diano fastidio” […] ”La diversità esiste grazie alla libertà, e la libertà esiste grazie alla democrazia. Soltanto in democrazia è possibile la diversità.”
Per non parlare delle apparenze che sanno ingannare, topos molto familiare all’autore. Un romanzo diverso da quelli cui ci aveva abituato, e la sperimentazione è ben riuscita.
Dicker non parla solo di inclusione ma la mette in atto, scrivendo una storia che può essere letta da tutti.
“Io mi ero vestita da Mamma Natale. Dopotutto, perché Babbo Natale non dovrebbe essere una donna?”
Sperimenta un linguaggio che tanto più diviene semplice quanto più riesce a essere evocativo. Un’opera inclusiva insomma, in grado di coinvolgere qualsivoglia generazione.
Il legame tra le storie e le esperienze condivise è un altro tema centrale è l’autore sa davvero regalarci un viaggio attraverso delle pagine ricche di significato.
La gita è il fulcro attraverso cui si tesse una storia complessa nel continuo gioco del paradosso per cui un evento inequivocabilmente innocuo mostra sempre di più il suo lato oscuro.
Un semplice mistero che diviene mano a mano un’indagine sulla memoria collettiva, sui legami familiari e soprattutto sull’equilibrio tra realtà e percezione.
L’autore ci guida abilmente attraverso un labirinto di piste che risultano false, ci spinge al sospetto che ognuno dei personaggi abbia un segreto da nascondere.
Emozioni e conflitti che puntano il riflettore sulla vulnerabilità umana e sull’esistenza persistente di segreti.
Incredibile questa capacità di intrecciare il meccanismo del thriller a una più profonda riflessione sulla società contemporanea.
La narrazione a volte non è lineare ma fa parte del gioco di scrittura dell’autore che tende a creare e indagare il caos che accompagna ogni rivelazione.
Una favola, poi un thriller ma alla fine ciò che resta è una riflessione sul nostro rapporto con il passato, sulla paura della memoria e sull’ipocrisia tutta umana di far finta di ignorare verità scomode .
Dicker stupisce i suoi lettori, lasciando da parte il thriller tradizionale per scrivere una storia per tutti e di tutti.