Hanno grossomodo le caratteristiche di questo Music for lonely souls, i dischi che ascolto più volentieri. Originali, variati quanto a influenze, ben suonati, coinvolgenti. Music for lonely souls di Yamabushee è la risultante degli sforzi profusi nel suo nuovo progetto dal bassista e compositore pugliese Dado Penta, musicista dotato di una solida formazione jazz a cui piacciono però (il disco che qui recensiamo è prova lampante di ciò) anche le deviazioni stilistiche e di genere.
Una bella sorpresa, il nuovo CD di Penta, album eccellente che la dice lunga sulle preferenze musicali e sull’eclettismo dello stesso Penta e dei suoi compagni di viaggio (Ivan Piepoli, Giuseppe Pascucci e Guido Vincenti, in compagnia di due fiati, gli strumentisti ospiti Donny Balice e Gianni Binetti) in Yamabushee.
Undici pezzi per circa quaranta minuti di musica godibile, immaginifica e di grande spessore artistico. In Music for lonely souls gli ottimi musicisti di questo ben assortito ensemble passano disinvoltamente e con grande credibilità dalla new wave – post punk al jazz d’avanguardia, dal noise al rock, dalle atmosfere zigane alle colorazioni assunte dalla musica scritta per il cinema.
La propensione, poi, a spaziare all’interno dei vari brani con lunghi intervalli esclusivamente strumentali, testimonia dell’abilità di Yamabushee a divincolarsi molto facilmente rispetto ai canoni della forma canzone classica.
Tra i brani, quello di apertura, Maya, ha sapore morriconiano, mentre Mosquitos sabbath e Jus primae noctis, ci riportano a certe sonorità new wave di fine anni Settanta. Enigma no more, peraltro, non sfigurerebbe a far parte della colonna sonora di qualche vintage movie italiano d’autore, mentre altre tracce (The prototype e Ilysm & Om, per esempio) costituiscono l’esempio di quanto incida fortemente il jazz di ultima generazione sulla musica di questo gruppo.
YAMABUSHEE – MUSIC FOR LONELY SOULS
Una bella sorpresa