La 32° edizione di Udin&Jazz si è conclusa confermando l’attitudine del festival nel creare nuove e straordinarie connessioni inter-generazionali. Infatti quest’anno siamo stati trascinati all’interno del programma da sonorità tradizionali, coinvolti da ritmi più sperimentali, persuasi nella notte brasiliana e infine entusiasmati da intuizioni moderne e all’avanguardia.
A proposito di generazioni, ho avuto modo di parlare con Giuliano Velliscig, figlio di Giancarlo, il direttore artistico del festival. Giuliano e suo fratello Alessio, sono nati a metà degli anni ’80 e Udin&Jazz è nato nel 1990: sono tre fratelli, cresciuti insieme.
Che sia questo ad aver portato il festival ad avere in programma artisti con inflessioni così diverse?
Attraverso la musica i due ragazzi sono cresciuti in sensibilità avvicinandosi a diverse espressioni artistiche e creative, la musica aiuta a tenere la mente aperta, rivolta a nuove scoperte e nuove concezioni. “Siamo cresciuti immersi nella musica ed è stata una grande fortuna”, dice Giuliano, musicista, non dimentichiamocene, come anche suo fratello Alessio.
Ma il festival è proprio figlio di Giancarlo, della sua inventiva e determinazione, della sua volontà di unire il Jazz della vecchia guardia ai nuovi stili, considerando i giovani musicisti. Il programma è una cosa che ha sempre fatto di suo pungo, “basti vedere quanti musicisti sono passati per il Friuli vent’anni fa e che oggi sono tra i più amati”!
Ma se di generazione stiamo parlando, è qui che entrano in gioco i giovani Velliscig, in punta di piedi, aiutando il loro babbo nell’ascolto e nella selezione delle proposte più contaminate, soprattutto negli ultimi anni. “Anche perché” dice Giuliano “se il Festival durasse più di cinque giorni, forse non servirebbe ulteriore selezione tra offerte simili”!
Infondo il sale del jazz è la sua contaminazione, la sua continua innovazione e la sua natura originale.
Da sempre Udin&Jazz ha avuto un occhio di riguardo nei confronti dell’attualità, sia locale che internazionale. Quest’anno lo dimostra il titolo “Play Jazz, not war”, ma si possono trovare tanti riferimenti sfogliando i calendari, le immagini e i luoghi delle passate edizioni, sempre decisamente chiari ed espliciti (ad esempio, ricordo l’edizione dedicata Cuba nel 2009, anniversario della vittoria dei rivoluzionari, trovate gran parte dei manifesti a questo link: https://www.euritmica.it/udinjazz/) tanto che per molti la maglietta del festival con l’immagine dell’edizione è una t-shirt da collezione!
Ho chiesto a Giuliano quel è il ruolo suo e di Alessio nel processo di selezione del tema e, di conseguenza, dei contenuti del festival per riuscire a far trasparire i valori della famiglia Velliscig in maniera così sentita e riconosciuta da un pubblico notevolmente affezionato.
Udin&Jazz è creatura del suo tempo: Giuliano sottolinea quanto sia la musica stessa ad essere veicolo di pace e unione, quanto permetta di andare oltre barriere e confini, di allargare gli orizzonti. Dice che molti dei musicisti protagonisti dell’edizione appena finita sono stati lieti di suonare in nome dello slogan di quest’anno.
“La musica,” spiega “anche quando viene proposta in maniera collaterale, come all’interno di presentazioni di libri o di incontri e dialoghi con scrittori, giornalisti o con i protagonisti che hanno respirato il jazz a 360 gradi, fa parte di un lavoro culturale continuativo e più ampio. Questo è stato portato avanti dall’associazione nel corso degli anni nella nostra regione”.
Infine, continuando a parlare di generazioni, ho chiesto a Giuliano dei suoi progetti per il futuro e cosa ne pensa di un possibile passaggio di testimone.
Mi ha raccontato di che impegno hanno sostenuto suo padre e l’associazione, sia da un punto di vista tecnico e pratico che sociale e relazionale. All’idea di eredità si affianca una grande consapevolezza legata ai numerosi rapporti di fiducia con enti o associazioni da mantenere, da costruire, da cementare nel tempo. Emotivamente conscio di quanto dovranno darsi da fare, Giuliano non si sbilancia e dice che di certo continueranno nell’impresa di portare avanti proposte culturali. Immagina eventi grandi, medi o piccolini, radicati nella sua terra, il Friuli Venezia Giulia; eventi che coinvolgano i vicini di casa, nazionali e internazionali. Perché “solo un popolo attento alla cultura sarà un popolo vivo”.
Emanuele Filippi / Seamus Blake “Heart Chant”;
Fabrizio Bosso quartet “We4”;
Rosa Brunello “Sounds like freedom”;
Al Di Meola “Across the Universe”;
C’Mon Tigre “Scenario Tour 2022”;
Vijay Iyer Trio “Uneasy”;
Ivan Lins & Friends;
Snarky Puppy.
Poi c’era Max de Tomassi, conduttore di “Torcida”, trasmissione andata in onda su Rai Radio 1 direttamente dal teatro Palamostre; c’erano “I Colori del Jazz” una mostra con le opere di Ivana Brunello; c’erano i Muud Podcast Midnight al pub vicino al teatro con incontri ed esibizioni di giovani musicisti; c’erano Gli Speak corner’s dove gli autori Flavio Massarutto e Gerardo Gatto hanno presentato i loro libri dialogando con il giornalista Andrea Ioime; c’erano gli aperitivi Jazz all’osteria Alla Ghiacciaia, uno dei più suggestivi angoli della città, con Laura Clemente, Gaetano Valli, Michele Pirona e Stefano Andreutti; c’erano anche i laboratori interattivi sul jazz per bambini e famiglie.