In questi ultimi due anni mi è capitato spesso di ascoltare album interamente o prevalentemente strumentali. Visto che sta diventando una piacevole costante, è giusto anche cercare di dare una spiegazione del perché di questa tendenza.
La mia personale sensazione è che dal mondo underground, quello che poi rispecchia meglio gli umori della società, arrivi un invito all’introspezione e all’osservazione.
Alla frenesia del quotidiano che brucia ogni giorno valori e modelli si contrappongono viaggi sonori che invitano alla riflessione. Una sorta di ritorno al sé e all’essenza vera delle cose.
La musica viene proposta come guida di viaggi sonori che piano piano si trasformano in viaggi attraverso ricordi e sensazioni. Un viaggio mentale che inevitabilmente arricchisce e migliora il rapporto con se stessi e con gli altri.
Se un problema c’è in tutto questo è che questi artisti sono relegati ad una fascia di nicchia, soffocati da chi vuole imporre le… solite cose!
Una proposta interessante per chi vuol provare a sganciarsi dal giogo delle parole e intraprendere un’esperienza musicale interessante, ci viene da The Star Pillow.
Fattore Ambientale, disco autoprodotto uscito a giugno, racchiude l’essenza di quanto detto pocanzi. Un disco che, conciliando mirabilmente tradizione e sperimentazione, disegna paesaggi eterei e rarefatti che, direi inevitabilmente, ammaliano l’ascoltatore.
Notevole anche la copertina. Cosa c’è rappresentato!?! Beh provate a dare una risposta e… poi consultate Rorschach.
Fortunato Mannino