La vecchia quercia era lì, salda sulla vetta della collina, con il tronco rugoso pieno di cicatrici e i rami che si allargavano così tanto che nelle caldi estati potevano dare rifugio a una ventina di persone.
Era cresciuta da una ghianda caduta trecento anni prima, figlia di una quercia distrutta da un fulmine in una nera notte di temporale.
Nei suoi primi anni, quando ancora era un esile alberello, osservava con curiosità e anche un poco di timore le tante cose che succedevano intorno a lei. Guardava le volpi inseguire lepri, le api ronzare sui fiori, i ricci accoppiarsi sotto i suoi rami, i topolini uscire pian piano dalle loro tane, le formiche laboriose formare strade che si perdevano nei prati a valle, le nuvole talvolta bianche talvolta grigie attraversare il cielo, la pioggia incessante e quella leggera che le solleticava delicatamente le foglie. Però quando i fulmini illuminavano per un attimo la notte, seguiti dal terribile rombo del tuono, lei iniziava a tremare giù, fin sotto, dove le radici affondano nel terreno.
Ma nulla era paragonabile al timore che aveva verso gli esseri umani. Molte volte li aveva visti tagliare di netto altri giovani alberi e i loro cadaveri portati via, a spalla lungo la collina.
Incredibilmente negli anni era stata risparmiata, e quando la sua fronda era diventata abbastanza larga, aveva imparato a conviverci regalando loro protezione. Osservava gli umani sdraiarsi e addormentarsi con la testa appoggiata alle sue grosse radici. Ogni tanto scuoteva i rami pieni di foglie per regalare una piacevole brezza.
Negli ultimi tempi non badava più a quello che le succedeva intorno, ma cercava di limitare i pensieri, assaporando con le radici la terra e con le foglie il carezzevole vento.
Un giorno, però, una forte vibrazione nel terreno costrinse la vecchia quercia a ritornare vigile su quello che le accadeva intorno. Dalla china della collina spoglia vide spuntare una enorme macchina gialla che inesorabile si stava dirigendo proprio verso di lei.
Avrebbe voluto gridare, avrebbe voluto scappare, ma non era nella sua natura, così mentre la macchina gigante iniziò a scalzarla dal terreno, lei fece l’unica cosa che poteva fare, scosse forte i rami e fece cadere a terra tutte le sue ghiande.