Quando la tua mente fluttua, esistono due entità: una sono le nuvole, i pensieri, gli oggetti, le immagini;
l’altra è la consapevolezza, la mente stessa.
Se presti troppa attenzione alle nuvole, agli oggetti, ai pensieri e alle immagini, hai dimenticato il cielo.
(Osho)
Viviamo spesso dentro ai pensieri che si inseguono, ai desideri che si scontrano, ai timori che si addensano come tempeste improvvise. Eppure, al di sotto di tutto, resta un cielo immenso, intatto, che ci appartiene. Lo dimentichiamo, presi dal rumore delle nostre stesse voci interiori, ma basta un respiro, un istante di consapevolezza, per ricordare che non siamo il tumulto, bensì lo spazio che lo accoglie.
Tornare al cielo è un gesto di libertà in cui ritroviamo la serenità di chi sa che nulla, davvero nulla, può oscurare la propria luce.
Forse la sfida più grande, oggi, è proprio questa: imparare a tornare a se stessi, non per fuggire dal mondo, ma per abitarlo con la leggerezza di chi ha imparato a guardare il cielo, anche nei giorni di tempesta.
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