Pole Axe, ovvero Ascia Di Guerra, è il secondo album degli Slobber Pup uscito a novembre per RareNoiseRecords. L’inizio di questa recensione può sembrare canonico e molto formale, però ha in sé due elementi chiave che permettono l’approccio al disco. Il primo è, senza dubbio, l’etichetta. Come, ormai, sapranno i miei lettori più assidui, quando si parla della RareNoiseRecords si ha un’unica certezza: l’incertezza. Le line-up dei gruppi cambiano di album in album, ma la caratura dei musicisti è sempre di primissimo livello. Ci si muove su territori che partono dal jazz per poi sconfinare in territori sconosciuti contaminati da elettronica e suggestioni prog rock.
Il secondo elemento è il titolo dell’album che ci preannuncia quelle che sono le atmosfere dell’album.
Il gruppo, costituito dal tastierista Jamie Saft, dal batterista Balazs Pandi, dal chitarrista Joe Morris e dalla new entry Matts Gustafsson, il sassofonista, (dietro ogni nome un lunghissimo e prestigioso curriculum), ci regala, infatti, cinquanta minuti abbondanti di nervoso free jazz.
Se i minuti sono una cinquantina, i brani sono essenzialmente tre. Apre il disco la nervosissima e, non a caso, incendiaria Incendiary Axe ma… i suoi sono solo quattro minuti. Seguono due lunghe suite durante le quali suggestioni, visoni, pause e vertiginose accelerazioni sono suggerite dal sassofono di Gustafsson, assecondate dalla batteria di Balazs Pandi mentre il resto del gruppo colora le atmosfere.
Un disco che consigliamo, soprattutto, a chi ha già una certa dimestichezza con il free jazz.