Quando si suona in una band, al di là di quello che può essere il grado di empatia e sintonia tra i componenti, la parola d’ordine dev’essere compromesso. La coesistenza di tante anime e di altrettante visioni differenti è a volte motivo d’attrito e arrivare a raggiungere il giusto equilibrio non è cosa semplice. In questo caso, può accadere che arrivi il momento in cui qualcuno decida di procedere da solo e assecondare la propria creatività e le proprie visioni. È quello che sta succedendo a due membri del gruppo abruzzese degli Sherpa, che molti ricorderanno in particolare per l’ottimo Tigris & Euphrates uscito per la prestigiosa Sulatron Records nel 2018. Dal progetto Sherpa, che ci risulta andare avanti, nascono due album molto interessanti Year of Taurus, moniker del cantante e chitarrista Matteo Dossena, e Shigaraki, moniker del bassista Franz Cardone.
Entrambi gli album sono usciti a gennaio per l’Astral Concrete, entrambi sono molto belli anche se profondamente diversi e rivelano tanto della personalità dei due artisti e della loro influenza sul gruppo. Potrete leggere sulle nostre pagine entrambe le recensioni, ma avendo i due dischi una storia comune un’introduzione un po’ più lunga andava fatta.
Oggi presentiamo quella che, almeno per numerazione, è la prima uscita della giovane casa discografica: Planetes di Shigaraki.
Gli aspetti che emergono immediatamente sono due: la passione per la cultura giapponese e quello per la fantascienza. Shigaraki è, infatti, una delle capitali storiche della ceramica Raku, che a sua volta è legata alla cerimonia del tè. Un misto di tradizione e misticismo che risale al XVI secolo, la parola Raku significa letteralmente Vivere con gioia e armonia la Natura. Il titolo, oltre a introdurci alle sonorità dell’album, tradisce la passione per l’omonimo manga fantascientifico realizzato da Makoto Yukimura.
È la fantascienza il trait d’union che ci porta a quelle che sono le atmosfere di un album prettamente strumentale e che ha come scopo anche quello di esplorare le potenzialità del basso elettrico. Tra i brani più suggestivi segnalo ABC Asteroid Belt Colonization e Io: il primo, come si evince facilmente dal titolo, narra di una futura colonizzazione della fascia di asteroidi e il secondo narra della natura turbolenta del satellite gioviano.
La narrazione, come scritto precedentemente, non è affidata alla voce ma al basso elettrico e alle atmosfere minimaliste che, anche attraverso il synth, riesce a creare.
Un album complesso e affascinante che racconta di una personalità interessante e che apre le porte ad una fantascienza che è sempre meno lontana. Il finale della recensione è pressoché simile a quello della recensione di Year of Taurus: le copie messe a disposizione dalla giovanissima Astral Concrete sono sempre 23, ma qualche copia è ancora disponibile e ai collezionisti ricordo ancora una volta che Planetes è la primissima uscita della label; l’artwork anche in questo caso è molto elegante ed è stato ideato dallo stesso Cardone.
A questo punto non mi resta che consigliare l’ascolto di quest’interessantissimo album sulla pagina bandcamp di Shigaraki e, qualora ci fosse ancora la possibilità, di acquistarne la versione fisica.