Curando questa rubrica, mi sono letteralmente buttato in decine di canzoni ascoltate nel corso degli ultimi 30 anni e ho preso atto di come esistano pochissimi argomenti di cui la musica non si sia in qualche modo occupata, trattandoli sempre in modo emozionante ed originale. Così cercando la nuova Rock Story da proporre la scelta è caduta su un pezzo, in realtà poco conosciuto, che tratta l’argomento della depressione e della fatica psicologica di provare ad uscirne. Shawn Colvin, cantautrice americana che seguo dagli esordi – l’affronta in questo Vestito estivo (dall’album These Four Walls del 2006) – con estrema delicatezza.
Si parla di una donna (verosimilmente si tratta proprio dell’artista, che ha vissuto un periodo simile) che racconta di quando si guardava allo specchio, prima di affrontare la vita che l’aspettava dall’altro lato della porta di casa. La protagonista all’inizio sceglie il suo vestito più bello, alla ricerca di un’autostima estetica tutta da ritrovare e che è solo il simbolo di quella interiore. Come nella scena di un film, mentre si pettina, le manca il fiato a causa della paura che quasi la soffoca. Poi si lancia ed esce ad affrontare quella che metaforicamente chiama “la natura selvaggia”.
I put on my finest summer dress
So light and thin it was my best
I brushed my hair I held my breath
I went out to face the wilderness
I went out to face the wilderness
Tutti là fuori, uomini, ragazze e ragazzi, ostentano sicurezza (di nuovo solo con particolare riguardo al loro aspetto), che lei vive come una “sfida”, ma fortunatamente non le impedisce dal volersi riprendere la propria vita normale e affrontarli “uno per uno”
The men in hats the boys on bikes
The perfect girls the baby dykes
The superstars the blighted ones
I went out to face them one by one
I went out to face them one by one
Arriva poi il riferimento ad una misteriosa Maryann che in qualche modo potrebbe tentare di fermarla e mi piace interpretare questo passaggio come se non si trattasse di un’amica, o di un familiare, ma della parte di lei che teme di lasciare il mondo – in qualche modo sicuro – dell’autoisolamento.
Goodbye Maryann
As you turn to watch me
Don’t cry Maryann
And don’t try to stop me
Tutto l’orgoglio del personaggio esce fuori ed è forte la volontà di mostrarsi agli altri con tutti i propri “segreti sacri” di cui forse per troppi anni si è vergognata.
I’m gonna go where the lights are bright
Where sacred secrets sail like kites
We’ve been sleeping girl all our lives
And we never lived we just survived
We never lived we just survived
Ma non si fa illusioni: là fuori ci sarà ogni tipo di persona che di questo suo tentativo di rinascita potrà approfittarsene (ladri), tentare di “andare a rimorchio” a livello umorale e affettivo (mendicanti), o magari chissà, essere gentile e premuroso (santi)…o bugiardo
Are there thieves and beggars, saints and liars?
La canzone termina da dove era iniziata, con lei sempre allo specchio, aggiungendo il dettaglio non irrilevante che il vestito che ha scelto in realtà è tagliato a mezzo busto. L’autostima tanto ricercata si è fatta strada e così oserà uscire in modo sbarazzino, come se fosse di nuovo una ragazza.
I put on my finest summer dress
So light and thin torn at my chest
Musica e parole, in perfetta simmetria per regalare momenti unici ed irripetibili perché sempre nuovi, ad ogni ascolto. Loro (le canzoni) sono sempre le stesse…siamo noi che progressivamente cambiamo e le viviamo sempre in maniera diversa, quando non ci limitiamo a sentirle, ma ci sforziamo di ascoltarle col cuore.
Ogni volta che metto su Summer dress non riesco a non provare un senso di serenità e solidarietà per chi si trova nella situazione descritta nel testo.
Spero di avervi trasmesso almeno 1 decimo di queste emozioni.