La rassegna Bissuola live promossa e organizzata dal circuito teatrale del Veneto Arteven al Parco Bissuola Albanese di Mestre (VE) si è aperta nel modo più intenso ed emozionante con il concerto di Roberto Vecchioni lo scorso 5 giugno.
Quella che è stata anche la prima data del nuovo tour ‘Tra il silenzio e il tuono’, il cui titolo riprende un verso del brano Chiamami ancora amore ed è anche il titolo dell’ultimo libro del cantautore e scrittore milanese, è stata una serata di rara bellezza, ricca di emozioni altissime evocate da brani che sono parte della storia della canzone d’autore italiana.
I concerti del professor Vecchioni sono sempre piacevoli ed accattivanti “lezioni” che, attraverso la musica e le parole (e viceversa) ed una spontanea condivisione emotiva tra artista e spettatore, parlano individualmente al cuore di ognuno e si fondono in un abbraccio corale. Per oltre due ore, infatti, Roberto Vecchioni e i suoi eccelsi musicisti hanno catturato cuore e mente di quasi tremila spettatori accompagnandoli in un universo sfaccettato di stati d’animo e pensieri profondi, introspettivi, a volte potremmo dire per qualcuno addirittura “terapeutici”. Ogni concerto di Vecchioni, come quello di questa serata magica e caldissima nell’affetto del pubblico, è infatti intriso di riferimenti culturali, di arte, di poesia, di pittura, di cinema, e spazia attraverso un repertorio sterminato costellato di perle rare, di successi conclamati e gioielli preziosi tenuti magari per anni nel cassetto e riproposti al pubblico dopo molto tempo.
Così si parte con uno di quei brani che forse solo gli estimatori di vecchia data del cantautore conoscono, Il lanciatore di coltelli, che è quasi metafora dello stesso artista: Vecchioni infatti, con il suo sorriso disarmato e sincero, lancia idee e citazioni che sta al pubblico cogliere e fare proprie a seconda del singolo vissuto. Ognuno ha nel cuore i propri piccoli o grandi dolori, ma anche sorrisi colmi di gratitudine che necessariamente affiorano sull’onda della musica, che Vecchioni suscita ed accarezza con una dolcezza e allo stesso tempo una maestria che in Italia non trova paragoni nei musicisti della sua generazione, e non solo ovviamente.
Roberto Vecchioni ti sorprende e ti incuriosisce sempre, narrandoti la Bellezza intravista come in un film di Luchino Visconti, ti solletica con canzoni che sono state “battaglie fraintese”( Voglio una donna ), ti solleva, insegnandoti a modo suo a volare (citando senza citarlo il grande Alex Zanardi), ti presenta la sua unica donna come La Donna, da tutti e da sempre cantata (Ogni canzone d’amore), ti legge in musica una lettera tra pittori piena zeppa di colori e di sgomento (Vincent). E ancora, elogia e dà voce a tutte le donne che vivono la tragedia dei conflitti, ricordando allo stesso modo le giovani iraniane, le madri ucraine, le donne palestinesi, ebree, curde (Cappuccio Rosso), ti racconta la solitudine di Leopardi da un’inedita angolazione (L’Infinito), la disperazione di Rimbaud (A.R.), le speranze dei suoi ex studenti (Sogna ragazzo sogna) con una semplicità e una delicatezza che forse solo chi ha colto nell’Amore il senso profondo della vita ha sempre e, a 81 anni, ancora voglia (o diremmo quasi necessità), di trasmettere. Magari citando una frase di Euripide: “Non ama davvero chi non ama per sempre”, dove quel “per sempre” è un “tutto” che abbraccia l’umanità intera.
Oltre due ore di musica e parole, dicevamo, perché ogni canzone ha alle spalle una storia e un lungo racconto che è sempre incantevole stare ad ascoltare dalla voce di Roberto Vecchioni, per poi tornare a casa arricchiti e con la voglia magari di andare a rileggere quegli autori citati, rivedere quei quadri evocati, scoprire quelle biografie suggerite.
Ad accompagnare sul palco il cantautore, in questa sera e nel tour appena iniziato, vi sono i grandi musicisti della sua “band storica” ovvero: Lucio Fabbri al pianoforte, violino e mandolino, Massimo Germini alla chitarra acustica (che affiancherà da solo Vecchioni in un paio di brani di rara intensità), Antonio Petruzzelli al basso e Roberto Gualdi alla batteria, che hanno reso la serata anche musicalmente davvero ricca e preziosa.
Il concerto si chiude sulle immancabili e famosissime note di Samarcanda, in cui il magico violino di Lucio Fabbri guida il pubblico in una danza quasi liberatoria, carica di energia e anche di gratitudine.
Si ringrazia Arteven per la cortese disponibilità
ROBERTO VECCHIONI, Mestre (VE) 05.06.2024
Rassegna Palcoscenici metropolitani – Bissuola live
Scaletta 05/0672024
Il lanciatore di coltelli
Ti insegnerò a volare
Ogni canzone d’amore
La mia ragazza
Vincent
Vorrei
L’Infinito
Il Bandolero stanco
Cappuccio Rosso
Voglio una donna
A.R.
La Bellezza
A te
Le mie ragazze
Sogna ragazzo sogna
Chiamami ancora amore
Luci a San Siro
Samarcanda
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