Per festeggiare i vent’anni di onorata carriera l’ensemble romagnola pubblica un doppio lavoro composto da un disco di undici brani inediti e da un secondo disco contenente dieci cover. Ai membri storici come Andrea Costa (violino), Gionata Costa (violoncello), Valentino Bianchi (sax) e Stefano Ricci (contrabbasso) si affiancano alla voce Alessio Velliscig e Gianluca Nanni alla batteria; disseminate in sei differenti tracce compaiono anche meravigliose chicche del maestro Enrico Rava la cui presenza impreziosisce qualsiasi opera.
Nel disco di inediti non si trovano (com’è giusto che sia) la pazzia e la stravaganza che ha caratterizzato i loro primi lavori ma una maturità e una solidità acquisite con l’età e l’esperienza. I brani sono quasi tutti di stampo jazz con la batteria che funge da cromosoma X, definisce cioè il genere di ogni brano; in 1977, la canzone di apertura, il suo piglio deciso tratteggia tinte rock che ricordano i ritmi delle colonne sonore dei film di 007. Anche Fuck The Bank ha un ritmo sostenuto mentre Suite And Tide Bandits ricorda l’America del Charleston. In metà dei brani compare la voce calda e profonda di Alessio Velliscig; in alcuni brani sembra “omaggiare” i grandi cantanti degli anni ’50 (da Dean Martin a Frank Sinatra) mentre in altri momenti utilizza timbri moderni come nella Bukowskiana Grey Comedy intrisa di fumo e disagio. L’atmosfera che si respira è quella dei locali jazz a stelle e strisce con bellissimi intarsi dei fiati a cui fanno da contraltare poderosi innesti di archi; l’equilibrio tra la frenesia dei primi e la sontuosità dei secondi permette al disco di essere vario e colorato regalando un ascolto mai noioso.
Il secondo disco è una specie di gioco a riproporre e rivisitare grandi classici del jazz, da Ornette Coleman a Thelonious Monk e Duke Ellington; l’impressione è che in questo caso si potesse osare di più: l’esecuzione dei brani è perfetta e la personale interpretazione non si può contestare ma manca il coraggio di sparigliare le carte, di stupire, di provocare; dei dieci brani, ben otto sono stati pescati dal loro background, brani jazz riproposti in stile jazz; solo due brani esulano da questo genere: la celeberrima Space Oddity e Killing In The Name che (purtroppo) è stata suonata come avrebbero fatto i Rage Against The Machine se avessero avuto gli strumenti dei Quintorigo. L’occasione sembra sprecata perché una band così talentuosa poteva osare maggiormente riarrangiando questi brani in modo più provocatorio. Nella conclusiva You Go To My Head romantici fiati accompagnano la voce sognante di Joe Pisto per chiudere il disco con una punta di dolce amarezza.
TITOLO CD | Opposites |
BAND | Quintorigo |
ETICHETTA | Incipit Records |
ANNO PRODUZIONE | 2018 |
GENERE MUSICALE | Jazz |