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Quatsch (Sognati dal futuro) Anno 1 n. 11

Scritto da Stefania Pucci

Ironico, graffiante, dissacrante, poeta istrionico e maledetto, Rino Gaetano ha anticipato il futuro, lasciando un segno profondissimo e indelebile nella musica italiana

Ironico, graffiante, dissacrante, poeta istrionico e maledetto, Rino Gaetano ha anticipato il futuro, lasciando un segno profondissimo e indelebile nella musica italiana, nonostante la sua morte precoce.
Rino è infatti scomparso 40 anni fa, il 2 giugno del 1981, quando, pare per un colpo di sonno, ha invaso con la sua auto la corsia opposta scontrandosi con un camion. Inevitabile l’urto e la corsa in ospedale. Ma, come nel suo stesso brano uscito 9 anni prima, La Ballata di Renzo: “Si andò al San Camillo / E lì non lo vollero per l’orario / Si andò al San Giovanni / E lì non lo accettarono per lo sciopero.” Rino, in coma, viene rifiutato da tre ospedali e muore alle 6 del mattino al Policlinico Gemelli, senza aver ricevuto cure adeguate.
Rino Gaetano ha creato una frattura nella musica italiana. Quel suo non avere maestri, quel suo rifiutare le correnti precostituite (Rino non era di sinistra, non era di destra, non era di centro) il disincanto con cui affrontava le problematiche sociali, la storia, la politica, l’affetto per il suo Sud, ne facevano, e ne fanno, un unicum nel panorama musicale italiano.
Il successo per lui arriva nel 1978 con Gianna terza al Festival di Sanremo. Gianna però non è Rino, ne è la parte più facile, la più commerciale, è una scesa a compromessi.
Rino vive male quest’improvvisa e inaspettata popolarità, si incupisce, entra in crisi, mette in discussione il suo intero percorso.
Pubblica un nuovo album Resta vile maschio dove vai? sulla cui copertina appare, lucidissimo e azzimato, circondato da modelle ammiccanti e seminude. Rino si pone delle domande, si interroga, quel tipo di successo commerciale non lo rappresenta. Tenta un’altra strada per tornare all’essenza, collaborando con Riccardo Cocciante e i Perigeo.
L’ultimo album della sua carriera esce nel 1980. Si intitola E io ci sto. Non sapremo mai dove. Rino morirà pochi mesi dopo

Quatsch Anno 1 N. 11

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About the author

Stefania Pucci

Ho un corpo. Una faccia, due gambe, due braccia, due seni. Ho della pelle, tanta, troppa pelle. Pelle che brucia sotto il dolore, pelle che si squarcia a ogni ferita. Ho delle ferite. Le mie scelte, le scelte di altri mi feriscono. Mi lascio graffiare e ferire. Perchè questo mi rende viva. Imparo dal sangue a scorrere, riverso nel sangue le mie paure. Sono una donna. Sono il mondo. Sono nulla. Sono tutto.

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