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Quantum League: quando viaggiare nel tempo non basta

Scritto da Matteo Arcangeli

Una riflessione su Quantum League, un videogioco indie basato sui viaggi nel tempo con grandi potenzialità, ma per cui (forse) non eravamo pronti

Quante volte abbiamo sentito parlare di videogiochi flop? Di solito si associa questo termine a giochi di medie-grandi produzioni che portano con sé molto hype, ma che poi si ritrovano invasi da critiche causate dalle grandi quantità di bug, dalla scarsa ottimizzazione del software, o semplicemente dal fatto che il gioco in sé non intrattiene come dovrebbe e risulta noioso.

Passa invece più inosservata l’enorme quantità di videogiochi indipendenti morti sul nascere o dopo pochi mesi dal lancio.
Se pensiamo al mercato indie, i primi giochi a venirci in mente sono titoli di enorme valore come Hollow Knight o Undertale, che hanno fatto parlare di sé fin dal lancio e che hanno venduto milioni di copie, garantendosi un posto nella hall of fame dei videogiochi. Si tratta di titoli accomunati da meccaniche innovative e narrazioni profonde, completamente slegati dalle regole imposte dal mercato delle grandi produzioni e che per questo si presentano spesso come una ventata d’aria fresca.
Il mercato indie, però, è caratterizzato anche da inesperienza e budget scarsi, elementi che rischiano di pesare troppo su un gioco nonostante il suo potenziale; è il caso di Quantum League, un videogioco che si basa su un’idea tanto folle quanto geniale, ma che purtroppo non è stato in grado di ritagliarsi uno spazio stabile all’interno del panorama videoludico.

Quantum League è uno shooter arena “a team” (torneremo a breve sulla questione team), sviluppato e pubblicato nel 2021 da Nimble Giant Entertainment, un’azienda che dal 2022 collabora con il Fortnite Creative Team, ma è caratterizzata, purtroppo, da diversi insuccessi. I suoi giochi raggiungono a malapena la sufficienza su siti specializzati come Metacritic e il suo unico titolo degno di nota risulta essere Master of Orion: Conquer the Stars (2016), uno strategico a turni remake dell’omonimo videogioco uscito nel 1993. Quantum League, a differenza dei suoi predecessori, è stato tuttavia capace di interessare un discreto numero di giocatori e di content creator specializzati nel settore.
Al primo impatto Quantum League può sembrare un normale shooter arena, con due giocatori che si affrontano cercando ognuno di eliminare l’avversario; poco dopo però ci si accorge di qualcosa di particolare: un timer di 20 secondi sancisce la durata dello scontro, al termine dei quali il gioco ritorna indietro nel tempo fino all’inizio del match, salva le mosse fatte precedentemente e crea una copia del te del passato. A questo punto si ricomincia a giocare e dopo altri 20 secondi si ritorna per l’ultima volta all’inizio del match. Ecco spiegato il termine “a team”, infatti la nostra squadra sarà composta dalle nostre versioni del passato, che avranno il compito di uccidere le copie avversarie o di proteggerci, a seconda della strategia che si vuole utilizzare. Alla fine della partita il numero totale delle uccisioni sancisce il vincitore.
Non sono molti i videogiochi che presentano viaggi nel tempo all’interno del gameplay e sono ancora meno quelli che riescono a sfruttarli in modo vincente e in ogni caso siamo abituati a vederli in giochi single-player o comunque incentrati sulla narrativa.
Quantum League invece è un gioco online, è quindi comprensibile che al lancio abbia fatto molto parlare di sé. Diversi youtuber e streamer in tutto il mondo cominciarono a cimentarsi in questa innovativa esperienza videoludica e per qualche settimana sembrava fosse nato un nuovo titolo competitivo con il potenziale da e-sport. Tuttavia ad un certo punto smisero di comparire video e live inerenti a Quantum League, la community, che prima era incredibilmente attiva, sembrò scomparire e se si provava a giocare una partita il gioco ci avvertiva che non c’erano giocatori disponibili.
I giochi online infatti si fondano su una cosa, devono esserci giocatori online e questo prerequisito fu proprio quello che mancò a Quantum League: andando a vedere le statistiche si scopre infatti che il numero massimo di giocatori online contemporaneamente è arrivato solo una volta a poco più di 500 e normalmente si aggirava intorno ai 30.
Ma perché il titolo di Nimble Giant Entertainment, per quanto unico nel suo genere, non è riuscito a conquistare stabilmente gli utenti? Gli stessi content creator parlavano spesso durante le loro partite di come il gioco fosse poco intuitivo, troppo macchinoso per riuscire a ideare delle strategie vincenti e per questo l’esito della partita era spesso nullo o dettato solamente dalla fortuna. Altro punto critico era poi la scelta dell’equipaggiamento, ridotta a cinque armi, tra cui un lanciagranate che venne presto utilizzato dalla maggior parte dei giocatori per via del suo attacco ad area, che rendeva molto più facile colpire l’avversario e le sue copie; ovviamente anche in questo caso non veniva utilizzata alcun tipo di strategia, la partita si trasformava in una serie di esplosioni casuali e spesso finiva in parità, distruggendo così il senso del gioco.
Ecco quindi perché, dopo quelle poche settimane di hype, gli utenti smisero di giocare a Quantum League e il numero di giocatori online contemporaneamente si assestò su una media pari a due; nel dicembre 2023 infine il team di Nimble Giant Entertainment chiuse definitivamente i server.

Quantum League rappresenta un esperimento fallito, la sua difficoltà intrinseca e lo scarso bilanciamento del gameplay ne hanno decretato la fine, eppure era riuscito a farsi notare. Ma se l’idea alla base era così buona, come mai il gioco non ha mai avuto l’occasione di confrontarsi con altri giochi competitivi? È stata solo colpa degli sviluppatori, che non sono stati in grado di portare aggiornamenti adatti, o è dipeso anche da un pubblico non pronto a un’esperienza del genere? Sicuramente il titolo aveva diverse criticità innegabili, ma migliorarlo non era impossibile: togliere il lanciagranate, ad esempio, avrebbe evitato partite caotiche, ma per via delle scarse risorse e con una popolazione giocante così ridotta, Nimble Giant Entertainment ha preferito concentrarsi su altri progetti, tra cui appunto la collaborazione con il Fortnite Creative Team.

Rimane perciò il dubbio di cosa Quantum League poteva diventare; personalmente ho sempre ritenuto questo gioco rivoluzionario, ma non posso negare che giocarci è stato divertente solo per le prime due ore. Concludo quindi sperando che un giorno qualcuno riesca a ripescare questa idea per farne un gioco di successo e chissà che non scopriremo un nuovo modo di intendere i videogiochi online e non solo.

About the author

Matteo Arcangeli

Sono nato a Roma nel 2003, all'età di tre anni mio padre mi ha messo in mano un vecchio computer con alcuni giochi dentro, come poteva andare a finire? Oggi vivo la mia vita un quarto di videogioco alla volta e provo a far vedere alle persone la bellezza di questo vastissimo mondo digitale.

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