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Psi

Scritto da Laura Passeri

Senza oscillazioni alla ricerca dell’equilibrio, non ci sarebbero creatività, cambiamento, evoluzione. Un equilibrio sopra la follia

Psi-Psi passava la maggior parte del tempo a leccarsi accuratamente il pelo che era infatti folto e morbido. D’altronde se ne stava chiuso dentro quella scatola da sempre e c’era ben poco da fare oltre a lisciarsi il pelo, se non sonnecchiare o, di tanto in tanto, stiracchiarsi.
La scatola era una banale scatola di cartone di quelle da imballaggio, grande abbastanza perché Psi-Psi avesse l’agio di girarsi comodamente su se stesso alla ricerca di posizioni più comode, ma era estremamente buia. Era stata infatti ben sigillata con numerosi passaggi di scotch, tanto da impedire a chiunque di spiare da fuori.
Così Psi-Psi se ne stava lì dentro, buono, buono, consapevole che al di fuori della scatola nessuno conosceva la sua situazione di gatto intrappolato in una scatola. Nessuno sapeva (neanche lui d’altronde) se il colore del suo pelo fosse ad esempio, nero o bianco, se i suoi baffi fossero lunghi e folti o arricciati e stropicciati come un qualunque gatto di strada. Nessuno sapeva se stesse bene o male o addirittura se fosse vivo o morto.
A Psi-Psi questa situazione era sempre sembrata un po’ strana e lo aveva portato a una condizione di estrema irrequietezza. Il fatto di non essere osservabile da nessuno stava diventando insostenibile e, negli ultimi tempi, un tarlo aveva iniziato a tormentarlo senza tregua e cioè il sospetto che il fatto stesso di non essere osservabile significasse che forse lui non esisteva. O peggio ancora: se invece fosse stato il fuori a non esistere? Se “il tutto” fosse stato lì, dentro quella semplice scatola da imballaggio ben chiusa da scotch grigiastro?
Per farsi passare la paura dava sfogo alla sua immaginazione e sognava alberi con rami intricati sui quali arrampicarsi, mosche da rincorrere correndo sui prati, gomitoli di lana da aggrovigliare e piatti di latte da leccare.
Doveva dare una svolta a quella situazione. Era o non era un gatto? Decise che era un gatto e che in quanto tale, era dotato di unghie ben affilate e così si mise al lavoro. Trovò i punti di giuntura del cartone della scatola e iniziò a incidere lo scotch. I suoi movimenti erano molto lenti, non tanto perché il lavoro richiedesse precisione, ma perché aveva paura di quello che avrebbe trovato (o non trovato) oltre la scatola.
Ecco era arrivato. Tra il dentro e il fuori c’era ora una sottile membrana di plastica. Una piccola pressione e si sarebbe aperto uno spiraglio. Psi-Psi si prese un attimo, fece un profondo respiro e incise lo scotch.
Sono sicura che abbiate sentito tante storie sulla nascita dell’Universo e sull’emergere della vita su questo minuscolo sassolino che noi chiamiamo Terra, ma non è escluso che il tutto sia nato dall’ansia di Psi-Psi, un gatto chiuso in una scatola che era arrovellato dal dubbio di esistere. Il fatto stesso di mettere finalmente il muso fuori dalla scatola e di osservare, rese possibile “il tutto”. Tra le miriadi di possibilità Psi-Psi scelse quella che aveva sognato.
I gatti sono maestri dell’equilibrio, camminano leggeri sui fili sottili dei cornicioni più alti, e Psi-Psi non era da meno. È dalla sua dote di equilibrista, da quell’oscillare in un instabile equilibrio fra ordine e disordine, certezza e caos, essere o non essere, che è stato possibile l’emergere del tempo e delle cose.
E poi la vita: solo dove c’è una piega, una dissonanza, una vibrazione, si possono formare molecole
biologiche.
Senza oscillazioni alla ricerca dell’equilibrio, non ci sarebbero creatività, cambiamento, evoluzione. Un equilibrio sopra la follia.
L’universo reso possibile grazie all’incerto e a un gatto che voleva osservare.

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Laura Passeri

Questa sono io, parole fantasia e scienza

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