C’era una volta una bella regione, la Calabria, che oltre alle amene spiagge, l’acqua cristallina e le ricchezze naturali dell’altopiano della Sila vanta una rara realtà musicale: il Museo del Rock di Catanzaro. Qui l’intervista al Direttore Piergiorgio Caruso, grande appassionato della musica rock e collezionista di vinili e cimeli. Un posto del cuore per noi di Sound e spero presto anche il vostro.
Da cosa è nata l’idea di creare nella tua città un luogo dedicato alla musica Rock?
Il Museo del Rock nasce a Catanzaro, la mia città, nel maggio del 2011. Avevo ricevuto una proposta dall’allora assessore alla Pubblica Istruzione che voleva istituire un museo dedicato alla musica rock. Sapendo che io e un altro catanzarese possedevamo una discreta collezione di dischi e altro materiale, come i manifesti psichedelici (la mia fissa) ci venne chiesto se avevamo piacere di metterli a disposizione della città. Ricordo di aver detto di sì immediatamente, mentre il mio amico, essendo spesso fuori zona, non poteva abbracciare l’idea. È stato difficoltoso trovare uno spazio adeguato per accogliere la copiosa collezione, inizialmente si era pensato a un posto in Piazza Matteotti, ma era troppo piccolo, quindi bisognava cercare un luogo più capiente e adeguato e la scelta è caduta sul palazzo a due piani che ospita ancora oggi il museo del Rock.
Puoi raccontarci della tua personale ricerca musicale?
Ho iniziato da bambino ad ascoltare musica e ho acquistato il primo disco “Between The Buttons” dei Rolling Stones all’età di undici anni circa. In famiglia c’era un nonno che io non ho mai conosciuto, il padre di mia mamma che andò a lavorare in America, ma tornò più povero di come era partito, però portò con se tutti i trentatré giri originali di Enrico Caruso che purtroppo sono andati perduti. Credo che la stra-passione per la musica io l’abbia ereditata da questo mio nonnino mai visto in vita mia perché morì in guerra.
A tuo avviso, come potrebbe essere utilizzato questo interessante spazio culturale per diffondere l’amore per la musica rock e la sua storia?
Il museo è aperto alle visite da diversi anni ormai ed è stato valorizzato facendo un sacco di manifestazioni al suo interno, come concerti, presentazioni di libri come il vostro “Musikkeller” (12 ottobre 2024, vd. foto), ascolti guidati e altre iniziative interessanti. Dopo la pandemia è diventato più difficile organizzare eventi di questo genere per ragioni economiche e gestionali: il cachet degli artisti è spesso più alto e gli sponsor danno di meno, inoltre noi organizzatori abbiamo mantenuto l’ingresso gratuito al museo e per gli eventi che vi si tengono. Abbiamo una mentalità molto “free”, molto anni Sessanta, quindi al Museo del Rock si entra sempre gratis.
Qual è stata, nel corso degli anni, la risposta della città verso questa realtà “di nicchia”?
Nel corso del tempo ci sono stati visitatori interessati, potrebbero essere di più, ma sai, si tratta di un museo del Rock e in Italia parlare di questo genere musicale non è affatto facile, figurati nelle piccole città. Tuttavia i miei concittadini hanno compreso che si tratta di una bella cosa ed è già parecchio! Inoltre i veri e puri amanti del rock sono pochissimi, quelli che masticano qualcosa sono qualcuno in più, ma tantissimi non sono nemmeno. Diciamo che nel nostro Paese si ascolta musica di altro genere.
Parlando della scena musicale rock più recente, apprezzi qualche gruppo o artista in particolare?
Non sono tra quelli che danno addosso ai Måneskin per esempio, come molti della mia generazione fanno, anzi non mi piace per niente questo comportamento perché ricordo mio padre che non capiva un tubo della musica che io ascoltavo e si sbagliava. Conosco vari gruppi della scena rock più alternativa, però non li pratico molto perché sono principalmente un collezionista di vinili ed è difficile trovare il vinile di questa roba, anche se alcuni gruppi lo hanno riportato in auge. Si tratta però di una modalità diversa: mentre prima il 33 e il 45 giri erano “popolari” e facilmente acquistabili, ora il disco è molto costoso e stampato in pochissime copie. Mi fa comunque piacere ascoltare le novità rock dal vivo e sono aperto a scoprirle.
Manifestazioni recenti e future al Museo del Rock?
L’ultimo concerto che abbiamo fatto è stato il live di due musicisti italiani bravissimi: Marcello Capra di Torino, chitarrista dei Procession che poi ha intrapreso la carriera da solista e Antonio Onorato, compositore e chitarrista rock-jazz. Sempre con Marcello abbiamo organizzato la sonorizzazione di un film muto sovietico degli anni Sessanta. Di recente abbiamo dedicato una serata a Renzo Arbore e invitato il calabrese Franco Schipani che spesso mi aiuta nella messa a punto degli eventi e Pino Leoni, il regista della mitica trasmissione radiofonica “Doc” in cui la dimensione live è stata preponderante. Ogni volta che si presenta l’occasione, facciamo anche presentazioni di libri e accettiamo con gioia proposte di artisti che desiderano venire a suonare qui…per il futuro sono in programma altre interessanti opportunità, ma non voglio anticipare perché la scaramanzia in noi vecchi rocker non muore mai!