Zero fronzoli, nessun orpello digitale, ma tanto cuore: questa è la proposta in sintesi dei vicentini Onceweresixty, che con il nuovo disco The Flood, setacciano una strada maestra personale, preferendo alle iperproduzioni un approccio totalmente handmade.
Minimali scenari lo-fi (“All I Want”) trovano il loro collocamento nei ritmi sbilenchi di “Take Me Home”, un centrifugato che lascia in bocca il sapore elettroacustico dei The Shins. “Summer” descrive un’estate triste dominata dai temporali, in cui le giornate scorrono via tutte uguali, osservate dietro una finestra opaca contro cui picchietta la pioggia scrosciante.
Il viaggio continua con il folk di “Sixsixsixty”, dove dimorano i fantasmi dei The Decemberists, e con “Delivery Boy”, assemblata tra sghembi synth e sperimentazioni vicine ai Blur di Think Tank o 13.
“Rocksong” con una batteria più serrata potrebbe davvero raggiungere l’obiettivo di essere una canzone rock, aumentando magari anche il minutaggio della traccia stessa. Purtroppo in maniera diversa il brano fa la fine di una nave colpita ad un fianco che cola a picco. I The Shins si riaccomodano sul nostro confortevole divano (“The Flood”), ma smettono di sentirsi a proprio agio nel grigiore torbido che infesta il cielo di una domenica mattina qualunque (“Sunday”).
Il duo composto da Marco Lorenzoni e Luca Sella promuove una musica nuda e cruda, in grado di farci saltellare da una stella all’altra fino a raggiungere in scioltezza l’esosfera(“Antipopsong”) per poi riportarci a casa e al nostro solito tran tran quotidiano. Chiudiamo quindi un occhio se una manciata di pezzi potevano tranquillamente starsene nel cassetto e rendiamo grazie per questa gita interspaziale.
Onceweresixty – The Flood
Zero fronzoli, nessun orpello digitale, ma tanto cuore: questa è la proposta in sintesi dei vicentini Onceweresixty