Alle 8:15 del 6 agosto del 1945, il mondo fu inghiottito da una luce bianca. Ci fu un boato assordante e Shuntaro Hida pensò che mille soli fossero esplosi davanti a lui. Un attimo dopo un vento rovente lo scaraventò a terra. Quando si rialzò vide la città trasformata in un inferno di fuoco. Poi il silenzio. Il cielo splendente della calda mattina estiva non esisteva più, risucchiato da una oscurità densa di fumo e cenere. Una pioggia nera iniziò a cadere, coprendo ogni cosa con una sostanza oleosa e appiccicosa. Tutto era avvolto nel buio.
L’albero di Ginkgo biloba che cresceva vicino al tempio Hōsenbō si ritrovò nudo, il tronco bruciato e ridotto a schegge spettrali. Le belle foglie a ventaglio che aveva esibito, orgoglioso del loro verde brillante, si erano polverizzate mescolandosi alla polvere di uomini, donne, vecchi, bambini, cani, gatti, uccelli, insetti, case, scuole, uffici… e ora ricadevano come miscuglio radioattivo nel silenzio e nel buio. Nei giorni successivi, quando la dolorosa fuliggine si depositò sulla devastazione di macerie, il cielo divenne di nuovo limpido.
C’è però un buio peggiore di qualunque altro buio, un buio che non viene dalla notte e in esso, il Ginkgo biloba si sentiva annegare, annientato dalla decisione che lui stesso aveva preso: nessun sole sarebbe mai più sorto per lui.
Ma il sole nonostante tutto, continuò a sorgere puntale ogni mattina come aveva fatto negli ultimi 5 miliardi di anni e, come previsto dalle leggi della fisica, alla stagione estiva seguì quella autunnale e quella invernale. Al Ginkgo biloba sembrava che il sorgere del sole fosse una beffa. Come poteva nascere ogni mattina come se nulla fosse, illuminare il grigio orrido delle macerie, esattamente lì dove era stato un brulicare di colori, di vita e di rumori?
Arrivò la primavera e l’albero si sentiva ancora avvolto nel buio fitto delle ceneri, della devastazione e del dolore. La vita, questo insieme di biomolecole organizzate in cellule è però più testarda di quanto si possa credere e, tramite l’evoluzione ha donato al Ginkgo biloba una costituzione forte, una corteccia robusta, radici salde e profonde e una straordinaria capacità di resistenza agli agenti inquinanti.
Nonostante dunque la decisione di non voler più vivere, il Ginkgo biloba non fu in grado di resistere alla Primavera. Tenere gemme verdi crebbero sul tronco grigio e nel giro di poco tempo i delicati ventagli delle foglie si aprirono al sole.
Lì dove non si credeva possibile, quando sembrava non avesse più senso immaginare la vita, il verde delle foglie del Ginkgo biloba, fu un urlo di colore e luce nel buio.
Nulla impedirà al sole di sorgere ancora
Al Ginkgo biloba sembrava che il sorgere del sole fosse una beffa. Come poteva nascere ogni mattina come se nulla fosse, illuminare il grigio orrido delle macerie, esattamente lì dove era stato un brulicare di colori, di vita e di rumori?