Gli ascolti di questo periodo mi convincono sempre di più del fatto che la nostra Musica si sia ormai completamente emancipata nonostante le fittizie apparenze costruite ad arte. Non vi è genere in cui non ci cimentiamo, non vi è genere in cui non conquistiamo i consensi della critica specializzata internazionale e nazionale.
A dimostrazione di quanto detto, oggi proponiamo From a Distance, secondo album dei Not a Good Sign, che affonda le sue radici nel prog-rock classico e, nel contempo, lo contamina facendo confluire in esso nuove idee e nuove sonorità.
In sostanza una conferma di quanto di buono si era detto e scritto nel 2013 in occasione del debutto della band milanese. Come detto precedentemente vi sono elementi che, al di là della tecnica e della qualità compositiva, rendono quest’album appetibile anche per chi non ha nelle sue corde le sonorità prog. Non siamo, infatti, né di fronte ad un concept né a lunghe suite, bensì a dieci brani che trovano la loro omogenea continuità nello stile compositivo del gruppo. Grande importanza viene data ai testi e al canto, tanto che, alla fine, possiamo contare solo tre brani strumentali.
Anche in quest’album, come nel precedente, sono presenti diversi ospiti che contribuiscono a regalare al sound del gruppo sfumature chiaroscurali. Rispetto a quello d’esordio la line-up è cambiata ed il terzo album non vedrà più in formazione il dimissionario Francesco Zago, ma se l’approccio e l’entusiasmo resteranno tali possiamo stare tranquilli. D’altronde niente nasce per rimanere uguale a se stesso e, forse, il monumento barocco che troviamo in copertina ci vuol dare anche questo messaggio.
La cronaca finisce qui e a Voi il piacere di scoprire / gustare le atmosfere di un album che ha già ricevuto grandi consensi.
Fortunato Mannino