Adoriamo i boschi,
quei luoghi dove gli dei si nascondono
nell’ombra delle fronde antiche
che si allungano
come mani antiche,
pietre dimenticate.
Là, dove gli dei hanno scelto di tacere,
dove il vento non ha nome
e le foglie cadono senza un addio,
ci inchiniamo.
Non ci sono templi più alti
di questi rami intrecciati,
né altari più puri
del muschio che cresce tra le radici.
Il silenzio è sovrano.
Il silenzio qui non è assenza,
ma eco di una saggezza dimenticata.
Non si prega con le parole,
si prega ascoltando.
Nel battito lento delle cose,
nel respiro che si mescola al vento,
troviamo il sacro.
E noi, umili,
ci perdiamo tra i tronchi,
diventiamo foglie,
diventiamo terra,
adoriamo il niente
che è tutto.