Una risposta sensibile al mondo confuso in cui viviamo oggi: “I Was Told to Be Quiet” é il sesto album del cantautore e polistrumentista brasiliano MOMO. Registrato a Los Angeles, il lavoro riunisce l’eredità calda, intima e coinvolgente dei ritmi brasiliani, come la bossa e il samba, con un’ estetica più audace propria dell’indie contemporaneo.
Nell’album, Marcelo Frota (aka MOMO.) presenta diverse sfumature della sua musicalità. Le composizioni ci descrivono il suo lato più sognante (Higher Ground), quello più intimo (For I Am Just a Reckless Child) e anche il suo lato più solare (Diz a verdade). Mentre Vida riscopre elementi della psichedelia brasiliana, Marigold e Lillies for Eyes si rivelano essere delle ballate più ritmate.
Il disco presenta un elenco raffinato di collaboratori. Tra le partnership nella scrittura delle composizioni troviamo Wado, Thiago Camelo e Ana Lomelino (Maeana). In studio insieme a lui sono presenti Regis Damasceno (basso) e Marco Benevento (piano, synth, archi synth), oltre a Tom Biller, che oltre a suonare il basso synth firma la produzione dell’album.
In particolare l’esperienza di Biller ha saputo mettere a fuoco la maturità che MOMO. ha sviluppato nelle proprie composizioni e negli arrangiamenti nei suoi cinque album precedenti.
Ciao Marcelo, SOund36 è felice di darti il benvenuto sulle sue pagine.
Sono molto curiosa: perché il titolo “I Was Told To Be Quiet.”? E soprattutto, i tuoi testi da cosa traggono ispirazione?
Le mie canzoni, i testi sono per lo più biografiche e storie d’amore. Ho scoperto che scrivere canzoni è un modo di guarire dai traumi, una specie di terapia. Quando i partner collaborano per scrivere i testi, le canzoni cambiano argomento.
Ascoltando il tuo album sono rimasta molto colpita dal senso di intimità e calore che riesce a trasmettere. La chitarra acustica e la voce quasi stregante lo rendono delicato ma ammaliante al tempo stesso. Potresti dirci di più sul suo processo creativo?
Scrivo canzoni in molti modi diversi. Il punto di partenza può essere una melodia, un verso che attraversa la mia mente, il beat di un tamburo, il canto di un uccello.
Non ho potuto fare a meno di notare quanto il tuo album sia variegato nei suoni; si passa dalla Bossa al Samba alle contaminazioni elettroniche. A questo proposito vorrei chiederti: quali sono gli artisti che hanno influenzato maggiormente la tua musica?
Sono stato maggiormente influenzato da pittori piuttosto che musicisti. Ti dirò alcuni nomi: Mark Rothko, Cy Twombly, Pollock, Franz Kline. Per la musica invece Nick Drake, Dorival Caymmi e João Gilberto.
La tua musica è molto apprezzata a livello internazionale sicuramente grazie anche alla tua capacità di abbattere le barriere linguistiche scrivendo testi in inglese, francese e portoghese. Nella maggior parte dei casi usare lingue diverse potrebbe interrompere il ritmo dell’album stesso ma in “I Was Told To Be Quiet.” questo non succede. Come ci riesci?
Penso che la sfida per me e Tom è stato quello di trovare un buon flow e un buon ritmo. Lui è in gran parte responsabile per aver dato vita a questa creazione, e insieme abbiamo creato questa atmosfera.
Ho letto che artisti del calibro di Patti Smith e David Byrne apprezzano i tuoi lavori. Che effetto fa?
Credo che questo confermi che sono sulla strada giusta.
Un’ ultima domanda: so che di recente sei stato in Italia per vari concerti. Come è andata la tua prima visita? Cosa ti è piaciuto particolarmente dell’Italia? Ti capita di ascoltare musica italiana?
Ho amato le città in cui ho suonato, le persone, l’architettura, specialmente Roma. Di recente ho scoperto Lucio Battisti, l’ho adorato sin da subito. Il suo album Anima Latina è un capolavoro.
Grazie per essere stato con noi, la tua musica è stata una bella scoperta.