Articolo di Floriana Giudetti
Foto di Gigi Fratus
Era il 12 Agosto, un mese fa, quando mi accingevo a rivedere e riascoltare i Ramblers dal vivo, in quel di Melpignano, provincia di Lecce, è il 12 Settembre mentre mi accingo a riabbracciare i ramblers a Sesto San Giovanni. Il Carroponte ha sempre il suo fascino, la locomotiva all’ingresso, i binari sospesi del carro ponte chella vecchia fabbrica Breda, il parco archeologico industriale che lo contiene… è semplicemente magia come un luogo di duro lavoro si sia trasformato in uno dei posti più iconici del divertimento milanese. Magia, come la musica dei Modena City Ramblers che ci racconta di storie vissute, del secolo scorso e dei giorni presenti.
Ed è incredibile come canzoni di protesta sociale, sindacale, canzoni di memoria partigiana siano assolutamente attuali come se il secondo millennio fosse sconfinato nel terzo con una forza dirompente e divergente tale da riuscire ad incrinare profondamente tutto quello che i nostri padri o i nostri nonni con fatica, con sacrificio e, purtroppo, spesso anche con lo loro vite erano riusciti a conquistare al fine di costruire un mondo migliore per la progenie e le generazioni a seguire.
Avevano una visione ottimistica del futuro, derivante certamente dagli orrori visti o vissuti, le due grandi guerre, l’Olocausto, ma anche dalla lotta contro tali orrori, la Resistenza che tante vite partigiane ha spezzato, e poi i movimenti pacifisto culminati negli anni settanta dove la ripresa economica ebbe a dare, illusoriamente, una parvenza di nuovo benessere. Effimero come pochi, poiché a distanza di soli 50 anni, ci ritroviamo in un mondo che di sociale, di solidale ha ben poco. Un mondo cinico, dove l’accoglienza non è più un valore. Dove la resilienza è un’utopia. Dove l’empatia è falsa come e più di una banconota da un Euro. E allora cantare di un’Italia piena di scheletri negli armadi, dove chi ruba 49 milioni di Euro viene quasi idolatrato mentre chi ruba due mele per la fame viene incarcerato diventa doveroso in coloro i quali da sempre si fanno portavoce degli ultimi.
Ultimi come “Ahmed l’ambulante”, oppure come la “Signora dei vicoli scuri dal vecchio cappotto sciupato…”, o ancora il “Fratello (dove sei)” dell’ultimo album. Perchè poi, ognuno di noi è una “Barca in mezzo al mare”, alla deriva, senza più timone che ne governi la rotta tanto è lo scoramento e l’apatia che ci assale. E si canta òla memoria de “L’unica superstite” così come del “Comandante Diavolo” ma anche di un mare, il mare nostrum, la via “Mediterranea” per tanti disperati che lo attraversano alla ricerca di un posto migliore per se stessi ed i loro figli. Tanti, troppi non ce la fanno e noi non facciamo altro che girarci “Dall’altra parte”.
In questo mondo declinato all’usa e getta in tempi rapidissimi, un mondo dove il tempo da dedicare agli altri dura non più di quanto non duri un battito di ciglia. Ecco. In mezzo a tutta questa desertificazione di sentimenti c’è ancora qualcuno che si ribella. Qualcuno che dice NO! E lo canta nelle piazze, giorno dopo giorno, sera dopo sera e raccoglie consensi, raccoglie i semi di una nuova speranza, di una nuova umanità più dedita all’umanesimo e meno al profitto. Di questo bisogna ringraziare band come i Modena City Ramblers. Sono il fuoco sotto la cenere. La memoria che altri vorrebbero toglierci, Sono la nostrta coscienza; storica, sociale, emotiva. E, fortunatamente, c’è gente che è ancora di sposta ad ascoltarli e a mettere in pratica ciò che cantano, a seguire i progetti umanitari che pubblicizzano. Fortunatamente ci sono ancora persone che, anche grazie a loro, non hanno smarrito oppure hanno ritrovato, la propria umanità. Ed allora non ci resta che ringraziare “Le lucertole del folk”, nonché tanti altri come loro, che ci mettono la faccia e ci fanno sollevare la testa contro ogni ingiustizia. Ah sì, il concerto… com’è stato il concerto?
Credo di averlo già raccontato talmente tante volte che… andateci. E ridete, saltate, urlate, piangete e ballate. E abbracciatevi forte, fino a farvi male. Fatelo. Anche e sopratutto con chi vi è accanto e magari nemmeno conoscete. Fatelo. È terapeutico. Ne uscirete migliori, arricchiti, speranzosi. Non cantateli ma fateli questi “Cento passi”, lo dovete a voi stessi prima di tutto. Fatelo! Almeno per una sera.
Modena City Ramblers
Carroponte – Sesto San Giovanni (Mi)
1994 Riportando tutto a casa 2024 Tour