Con il suo primo album, “La faccia delle persone” (uscito per Parametri Musicali e disponibile in formato fisico, in digital download e su tutte le piattaforme streaming), Maurizio Costanzo, entra a pieno titolo nel variegato, e per fortuna ancora vivo, mondo musicale del cantautorato “impegnato” italiano. Bolognese, ma d’origine calabrese, l’artista affida la produzione al sapiente e raffinato orecchio di Roberto Costa, da 40 anni figura storica di riferimento nel mondo della musica pop italiana (arrangiatore e collaboratore di Lucio Dalla, Ron, Luca Carboni, Mina, Gianni Morandi).
La forza degli strumenti acustici, accarezzati da accattivanti sonorità elettroniche, input ritmici accoglienti e rilassanti, conferiscono più verve ai testi, a volte ermetici e infarciti di giochi letterari, altre invece cadenzati da rimandi ad altro e da uno stile poetico sempre comunque dal forte potere immaginifico. Insomma, un po’ di atmosfere brit-style molto David Gray, qualche incursione della voce verso gli acuti tipo Glen Hansard, una sfuocata, ma percettibile, ombra di Niccolò Fabi nel processo di elaborazione dei testi, ed ecco fatto: un disco che sicuramente a chi ascolta non suggerisce di trovarsi di fronte a un cantautore fuori dall’ordinario, ma lo mette certamente nella condizione di trovare nell’artista bolognese le tracce di quel robusto fil rouge che lega indissolubilmente le più rappresentative testimonianze di cantastorie pop (passatemi il termine) degli ultimi 20 anni.
Si muove con lentezza negli eventi cardini della sua biografia Maurizio Costanzo. In questo suo primo album racconta con la leggerezza di un vento caldo – ma non troppo da infastidire – momenti vissuti in prima persona. Momenti importanti, che lasciano segni e cicatrici. Senza per questo cadere in un biografismo nostalgico e sentimentale.
“Mia madre ha il Parkinson”, traccia cardine dell’intero album e secondo singolo in rotazione nelle radio, descrive una condizione ai limiti dell’umano vivere. Qui le parole incrociano e si sovrappongono a momenti di pura poesia: “dimmi cosa posso fare / sono il figlio di una bambola che ha sete e fame / le dita aggrovigliate e gli occhi che non hanno pace / si muovono per farsi capire”. Non è il dolore a emergere, ma l’urgenza di raccontare uno stato d’animo, un sentimento, un senso di distaccata ragionevolezza, quasi come una difesa dal baratro imminente e dallo sgretolamento delle certezze. In conclusione del brano, il testo recita: “come la luce di una candela / che balla con la luna di sera / anche i fiori possono tremare insieme a te / insieme alle tue mani”. Frase, questa, che afferma perentoriamente quel valore di appartenenza alla natura che ogni essere umano ha insito in sé, fin dalla nascita. Un valore che – se ben coltivato – ci porta a vedere nella natura circostante un alleato, una parte fondamentale della nostra esistenza: perché se i fiori tremano come tremiamo noi, allora vuol dire che possiamo essere o diventare innocui come loro. E purtroppo – ci spiega Costanzo – a volte questa sensibilità e un certo senso di commozione li sviluppiamo solo con la malattia.
Sono otto le tracce del disco e riassumono tutte il percorso creativo del cantautore. Dal pathos di “Cercami”, in cui emerge la nostalgia per gli amori persi (“cercami nel vento / nella bocca la tua voce il mio silenzio / cercami di fianco / negli affanni io rinasco e tu ti stanchi”), scritta per celebrare gli amori persi, sì, quelli che rimangono impigliati nelle sabbie mobili dei ricordi; fino alla tenerezza, quasi commovente, di “Mi perdo in un bicchiere” (“privatizziamo anche le emozioni / e il rancore non ha più da dormire / se i poeti muoiono di sera / dietro le porte ad aspettare”) o all’emozionante “Biancaneve”, in cui celebra la forza di quelle donne che nonostante le avversità e gli ostacoli, sono consapevoli che la vita positiva è alla portata di tutti (stringi nelle mani le vene e i rami / anche i tuoi pensieri / metti in tasca ogni dolore / che domani può servire).
Maurizio Costanzo nasce in Calabria, dove completa gli studi in conservatorio, si trasferisce poi a Bologna per studiare all’università. Inizia dunque l’attività dimusicista classico (suona l’oboe in diverse orchestre sinfoniche e gruppi di musica da camera in Italia e all’estero), svolge poi la professione di giornalista, (collabora con diversi quotidiani nazionali), cura per la casa editrice, Kore Edizioni, riviste di design e architettura e da qualche anno è titolare della cattedra di oboe presso il Conservatorio di Cosenza.
Tracklist
- Tutto quello che rimane
- Cercami
- Mi perdo in un bicchiere
- Biancaneve
- Mia madre ha il Parkinson
- Come in una favola
- L’ultimo giorno
- Aspettando amore