“Oggi la gente ti giudica
Per quale immagine hai
Vede soltanto le maschere
Non sa nemmeno chi sei
Devi mostrarti invincibile
Collezionare trofei”
Torino si arrende, ancora una volta, al fascino magnetico di Marco Mengoni. Due serate consecutive – 8 e 9 ottobre – completamente sold out all’Inalpi Arena, dove il cantautore di Ronciglione ha portato in scena uno spettacolo che va oltre la dimensione del concerto: un’opera moderna in sei atti, sospesa tra mito e introspezione, in cui musica, immagini e corpo diventano linguaggio unico.
Lo show si apre come una tragedia greca, sul maxi schermo appaiono scogliere e mari agitati. Dalle rocce al centro del palco emerge Mengoni, come un simbolico Ulisse del nostro tempo, pronto a guidare lo spettatore in un viaggio attraverso le fragilità e la forza dell’essere umano.
Il concerto si articola in sei atti – Prologo, Parodo, Episodi, Stasimi, Esodo e Catarsi – ognuno con una propria estetica, un’emozione dominante e una selezione di brani che tracciano la parabola della sua carriera, dai primi successi fino alle nuove produzioni.
Nel Prologo ritornano le radici emotive di Mengoni con “Ti ho voluto bene veramente”, “Guerriero” e “Sai che”; nel Parodo esplode l’energia di “Voglio” e “Muhammad Ali”.
Negli Episodi, la parte più sperimentale e intima, si alternano “Fuoco di paglia”, “Cambia un uomo”, “Un’altra storia” e “Hola”.
Il momento più toccante arriva con gli Stasimi: “Due vite” e “L’essenziale”, i due brani che gli hanno regalato Sanremo, vengono accolti da un coro unanime che trasforma l’arena in un’unica voce.
Il finale è una liberazione: Esodo e Catarsi sono puro slancio vitale, tra “Mandare tutto all’aria”, “Pazza musica”, “Ma stasera” e “Io ti aspetto”, manifesto di empatia e consapevolezza.
Sul palco, Mengoni non canta soltanto: interpreta, vive, respira ogni parola. La regia visiva è cinematografica, i cambi di scena fluidi e mai ridondanti. Tutto è calibrato, ma nulla è freddo. Ogni movimento, luce o suono contribuisce a costruire un racconto coerente e profondamente umano.
A Torino, ha voluto anche sorprendere con un momento di pura emozione: un omaggio a Giorgia, intonando “Come saprei”, accolto da un applauso lungo e sentito.
Due ore di musica senza pause, due serate da tutto esaurito e un messaggio chiaro: Marco Mengoni non ha più bisogno di dimostrare nulla. È già, pienamente, il suo stesso racconto.
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