Interviste Soundcheck

Marazzita – Formule

Scritto da Caterina Lucia

Il giovane cantautore calabrese che vive tra sogni e formule …

Che siano chimiche o matematiche, l’approccio alle formule è spesso di tipo razionale; ci scervelliamo per poterle risolvere con dati che a volte sono davvero pochi e a volte confondono. Uscendo dagli schemi, guardando oltre i numeri ed i simboli è sicuramente molto più piacevole naufragare nella risoluzione di formule romantiche, fatte di belle parole, di risultati imprevedibili come quelle raccontante da Marazzita nel suo nuovo lavoro. Formule non è un semplice album : è un mondo incantato, parallelo e strampalato, dove si perde la cognizione del tempo.
Marazzita ci racconta storie che si intrecciano l’una all’altra, descrivendo sprazzi di vita quotidiana. Non ci sono schemi o barriere, il giovane cantautore si apre completamente al pubblico con l’eleganza che lo caratterizza, non nasconde le sue emozioni, le descrive con precisione e schiettezza creando così un’atmosfera intima. Ad aprire la porta che ci trasporta nel suo mondo è il brano che da il titolo all’intero album “Formule”, un invito a non essere costantemente razionali e a liberarsi dai vincoli del tempo.
Atmosfere anni ’70, elettronica ricercata e non banale, caratterizzano quest’album, in alcuni brani come “Ivic” o “Energia cinetica” si colgono sfumature decisamente particolari, appare chiara la voglia di Marazzita di sperimentare. Non mancano brani più riflessivi come “L’artista da giovane”, malinconica ballata di chi “cantava i propri sogni sopra e sotto un palco”.
Di rilievo è anche il brano che chiude questo disco “Tutto ci scorre addosso” con la brillante collaborazione di Nicola Sergio, pianista e compositore jazz dalle grandi doti musicali.
Marazzita abbatte certi vincoli che appartengono alla realtà, non si rassegna all’impossibile e con le sue canzoni trova le formule adatte per tramutare i sogni in concretezza.

SOund36 Intervista Marazzita

Ciao Marazzita, benvenuto su SOund36. Ti conosco come Peppe ed è strano per me chiamarti per cognome, come mai questa scelta?
Ciao, si in effetti è vero tutti mi chiamano Peppe (anche io stesso) ed il fatto di aver eliminato questo “nomignolo”, lasciando solo il cognome è un po’ curioso. Al momento dell’uscita del primo EP si discuteva con Michele Maraglino (manager de La Fame Dischi) sul nome da proporre per il progetto, non avendo io soprannomi particolari si era pensato al classico nome e cognome nel rispetto della tradizione cantautorale, quindi doveva essere Peppe Marazzita. Poi Michele disse “però lo sai? Peppe ti invecchia un po’, allora decisi di lasciare solo Marazzita.

Quale è stato il motivo che ti ha avvicinato alla musica, quando hai sentito l’esigenza di scrivere?
Fin da piccolo ho sentito questa esigenza, scrivevo poesie con parole inventate da me e canzoncine che cantavo nella mia testa. Poi crescendo mi sono avvicinato al cantautorato ed ho percepito in questa forma comunicativa la possibilità e la necessità di esprimermi.

Il tuo album d’esordio si intitola “Formule” e racconta otto storie diverse, come è nato?
Formule nasce dall’esigenza di esprimersi. Avevo diversi brani scritti tutti dopo l’uscita del mio ultimo EP “Mi gioco i sogni a carte”. Ciò che accomuna le canzoni sono le Formule, quelle che inventiamo e cerchiamo di seguire nel corso della nostra vita e che spesso si rivelano irrealizzabili in quanto tutto può cambiare in un istante. C’è stato un lavoro intenso in sala prove insieme a Lorenzo Brilli (batteria), Salvatore Marazzita(basso) e Alessandro Dell’Ammassari (chitarra elettrica) per gli arrangiamenti. La fase successiva ha riguardato le registrazioni dell’album avvenute presso lo studio Cura Domestica di Perugia per la produzione artistica di Daniele Rotella e Francesco Federici. L’album è uscito il 10 febbraio 2016 per La Fame Dischi.

Quanto sono state fondamentali le tue radici e i tuoi luoghi, nel contaminare il tuo lavoro?
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. Così diceva Cesare Pavese ne “La luna e i falò”. E condivido in pieno il suo pensiero.

Parli spesso del tempo nelle tue canzoni. Nel primo album “Mi gioco i sogni a carte” si ha una percezione del tempo appartenente al tuo mondo, in “ Formule” cosa cambia?
Il tempo è un concetto che mi ha sempre affascinato. E’ costante (almeno per come lo concepiamo) ma allo stesso “tempo” incontrollabile. “Mi gioco i sogni a carte” e “Formule” sono stati concepiti in periodi differenti della mia vita. Ciò che è cambiato è appunto il tempo.

Cosa ha ispirato le tue sonorità?
Le influenze maggiori derivano dai cantautori. Non di meno i miei ascolti sono differenziati e spaziano in ogni genere.

Ci descriveresti questo posto che tanto ricerchi dove “poter essere”?
Quel posto sono le canzoni.

C’è un brano a cui sei particolarmente affezionato?
In realtà no, ci sono momenti in cui provo maggior piacere nel suonare un brano anziché un altro e tutti i brani si alternano bene in questa condizione.

Ti senti più a tuo agio fra le mura di uno studio, oppure nella dimensione live?
Sono situazioni diverse, in studio c’è la fase creativa e di elaborazione del brano, nei live c’è l’interpretazione e l’emozione e poi la gente che cambia ad ogni concerto. Certo prediligo di più la situazione live.

About the author

Caterina Lucia

Ribelle, testarda e con un animo fortemente punk. Sempre alla ricerca della bellezza, sono amante della musica, dell’arte, della poesia e del caos. Guardo oltre le apparenze, mi riconosco nei particolari impercettibili. La scrittura è una necessità per dissestare i miei pensieri.

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