Ecco il nuovo disco da solista di Manuel Rinaldi che si presenta con un titolo assai arrogante e perentorio: “Faccio quello che mi pare”. Un album dai toni perlopiù sociali in cui il cantautore emiliano affronta argomenti spinosi che ruotano attorno al vil denaro, identità digitali, futilità di etiche e social network. Un grido di rabbia per denunciare, a nostro modo di leggere tra le righe, una reazione contro la manipolazione imposta da questo perenne controllo che vogliono esercitare su tutti noi i media e la grande comunicazione. Il tutto ovviamente è intriso di rabbia, di grido, di energia positiva e rigenerante. Un bel disco pop ma soprattutto rock che si dipana per 11 inediti e si chiudono con una bellissima “Stanco degli Dei”, visionaria, intimista, dal sapore di ferro ruggine, una nenia che vuole cantilenare la speranza che da lassù qualcuno venga a salvarci da un immediato crollo strutturale. Tuttavia il disco non scorre amabilmente, si rivela appena pesante ed omogeneo in tutto l’ascolto che raramente ci regala guizzi di cambiamenti, di “novità” e di alternative nelle scelte di arrangiamento da traccia a traccia. Difficilmente si ricorda un brano dal primissimo ascolto, si fa fatica a distinguerli da subito segno forse di una scarsa personalità restituita alle singole composizioni. Il tutto sotto una forma che in terra d’Emilia, tra Vasco e Ligabue, sembra essere consumata da anni. I rimandi a questi scenari musicali sono inevitabili e assolutamente pertinenti…purtroppo…ma questo non è un problema, di sicuro non lo è per Manuel Rinaldi che in questo disco “vomita” quello che sinceramente sente di essere e di divenire. Diversamente dovremmo essere noi pubblico a scollarci dai miti e icone che, a torto o a ragione, hanno segnato il passo di intere generazioni. C’è molto altro in giro…
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