Mahmood, vincitore di due Festival di Sanremo (tre se si considera anche l’anno in cui si impose tra i Giovani), è sicuramente una delle voci più credibili della nuova generazione italiana. E non manca occasione di ricordarlo ogni volta che si esibisce dal vivo. Il 28 maggio all’Atlantico di Roma (seconda data del tour nella capitale), Mahmood si è esibito in uno show di rara bellezza puramente musicale: pochi effetti speciali, poche parole al di là delle canzoni e della musica. Con il suo Ghettolimpo, quanto nel tour e quanto nel disco, racconta la storia di un ragazzo cresciuto nella periferia e asceso alle vette più alte nel mondo dell’industria musicale.
Il concerto si apre con la canzone Dei, la stessa che introduce l’album Ghettolimpo, e chiude con Brividi, prima del bis. Ci si perde nella sua voce così particolare che non ha bisogno di autotune. Il pubblico si lascia guidare ballando e cantando ogni canzone. Mahmood tra un brano e l’altro fa anche riferimento alla Sardegna, terra di origine della madre, dedicando la canzone T’Amo con una spettacolare fusione con No Potho Reposare di Salvatore Sini e Giuseppe Rachel.
Le origini di Mahmood sono le radici da cui nasce la sua musica. Oltre la Sardegna, c’è la periferia milanese in cui è cresciuto e il Nord Africa di un padre inesistente, che troviamo in brani come Il Nilo nel Naviglio e Baci dalla Tunisia. Mahmood è, probabilmente, l’artista italiano odierno che potrebbe avere le migliori possibilità di imporsi al di fuori dell’Italia, non solamente per un pubblico di espatriato ma per il mercato della musica e dell’intrattenimento internazionale.
