La necessità di recuperare le tradizioni del nostro Paese è un bisogno fisico, culturale e sociale e nel pieno rispetto di noi stessi.
Nel suggestivo salone dell’Hotel delle Terme di Caramanico, in Abruzzo, il 12 agosto 2020 ha avuto luogo una serata del tutto particolare con un significato nobile: ritrovare e unire i suoni della tradizione abruzzese alla ricerca musicale. In questo caso parliamo della Jazz World Music.
Un progetto tanto ambizioso quanto semplice da capire ed apprezzare.
Il nome “LunaRikke” è un arcaismo abruzzese che ha il significato simbolico di ‘luna che favorisce un buon raccolto’.
L’aggettivo ‘rikke’ accanto a ‘luna’ ha infatti un senso solo se associato alla sfera degli antichi lavori agricoli. Luna Rikke significava luna nitida, chiara, che appunto era favorevole ai lavori nei campi.
Sebastian Giovannucci, ideatore di questo progetto, ci racconta che: “Parallelamente al lavoro di ricerca storica pertinente alle riletture extrajazzistiche è stata effettuata, da diversi anni, una ricerca sul campo attraverso fonti scritte e orali in tutto il territorio abruzzese. I Lavori di studio sono incentrati su bibliografie di etnomusicologia di spessore storico abbinate ad una discografia di riferimento. Su tutti citiamo “Musiche Tradizionali in Abruzzo” registrazioni di D. Carpitella (1970) curate da D.Di Virgilio e “Mo Se Ni Cale Lu Sole” a cura di C. Di Silvestre.
L’espressione “Musical Themes from Abruzzo” vuole raccontare il contenuto e le radici del progetto. Il materiale ricercato, infatti, tratta specificatamente l’analisi e la trascrizione della linee melodiche di carattere modale di Arie di lavoro, canti d’amore e di festa. Per ‘aria’ la tradizione intende ‘modalità di canto’ oppure ‘Mood’.”
Aggiunge poi: “LunaRikke” vuole ricreare, attraverso un lavoro musicale di vasto respiro narrativo,una parte delle radici di una comunità che con fatica, sentimento ed espressività del canto è stata capace di donare alla terra e al cielo atmosfere di intensità unica. La scelta stilistica tende quindi a fondere le peculiarità della tradizione orale abruzzese (Modello folclorico di riferimento) con quella della World Jazz Music. Ci troviamo dunque di fronte alla nascita di composizioni proprie che spaziano dilagando nell’immaginario rurale caratterizzante. Quest’ultime, inoltre, risultano in forma e sonorità variegate grazie all’utilizzo simultaneo di strumenti tradizionali e strumenti contemporanei.”
La serata si è avvalsa della presenza di Marcello Sacerdote (attore co-protagonista nell’opera popolare “Ottocento” di Franco Battiato “Taxidi Sta Kythira”) che ha raccontato, mescolando al dialetto abruzzese la lingua inglese, aneddoti e non solo della sua terra, tra risate ed applausi dei molti presenti , nonostante le restrizioni anti Covid-19.
Articolo e Fotografie di Alessandro Corona
Questa la formazione della serata:
Sebastian Giovannucci – piano
Cristian Rantucci – sax
Manuel D’armi – zampogne
Giuseppe Lubatti – contrabbasso
Walter Caratelli – batteria
Marcello Sacerdote – attore