Oggi incontriamo un amico del Blues e suoi derivati: Luca Burgalassi. Luca viene da Rosignano vicino Livorno,da dove è partita la sua avventura artistica. Una laurea a Pisa in Ingegneria Meccanica e tanta voglia di suonare. Far coesistere le due cose dev’essere stato molto impegnativo e Luca, durante la nostra intervista, ce l’ho racconta. La sua musica? Tecnica,passione e grazia.
Allora Luca!Come stai? Ci sentiamo dopo un po’ di tempo, ma il Blues e la buona musica ci hanno tenuti vicini.
Ciao Gianfranco, sto bene! Mi fa piacere risentirti, anche se a dire la verità ci siamo sempre tenuti aggiornati sulle novità musicali
Visto che in passato abbiamo fatto un po’ fatica per tenerci in contatto, perché eri all’estero per i tuoi impegni di lavoro, finalmente oggi possiamo fare due chiacchiere senza rincorrerci e in un clima sempre più amichevole. Quando hai capito che il tuo sogno è diventato realtà?
Volentieri, ora che sono rientrato stabilmente abbiamo sicuramente più tempo. Per quanto riguarda i sogni direi che non devono mai diventare realtà, devono sempre essere obiettivi da raggiungere, magari ogni giorno un pochino più vicini, ma sempre qualche passo più avanti, altrimenti ci si ferma. I sogni servono per svegliarsi la mattina e sapere verso quale direzione spingere
Come fa, un comune mortale (comincio ad avere qualche dubbio) a laurearsi in Ingegneria Meccanica e nello stesso tempo studiare la chitarra ad alti livelli?
Ahahah… a proposito di sogni, un incubo ricorrente era quello in cui mi mancavano alcuni esami nel libretto e non potevo laurearmi, abbastanza angosciante… a volte non so come ci sono riuscito. Comunque ho sempre fatto così da quando ero adolescente, un passo alla volta, senza mai fermarsi, Liceo, Università, Lavoro. La musica ha sempre accompagnato ogni fase della mia vita. Ho sempre continuato a studiare e fare esperienze, un passo alla volta. Una settimana prima della maturità scientifica ero in viaggio a suonare ad un Festival a Budapest. Studiavo a Fiesole, poi a Genova da Armando Corsi, ho suonato in giro per l’Italia e l’Europa mentre studiavo, nel frattempo insegnavo chitarra in varie scuole in Toscana e registravo in studio.
La scuola di Fiesole,una delle più accreditate al Mondo,sicuramente è un grande garanzia. So che li nessuno regala niente. Basta leggere i nomi dei tuoi maestri. Cosa ci puoi dire su questa esperienza?
A Fiesole mi sono innamorato della chitarra acustica. Ai tempi per chi voleva approfondire la chitarra moderna c’erano due possibilità, il CPM a Milano con Franco Mussida con il quale avevo fatto un seminario e l’Accademia Lizard a Fiesole in Toscana, più vicina a casa. Capitai li grazie ad un amico. Non avevo ancora la patente e mi facevo portare da lui. Era l’unica scuola dove la chitarra era specializzata in generi: rock, blues, heavy metal, acustica fingerstyle.Venivo dal Rock Heavy Metal, ma decisi di approfondire l’acustica fingerstyle dopo aver conosciuto Giovanni Unterberger, così ho approfondito il mondo del country folk blues americano e ho conosciuto grandi personaggi come Franco Morone, Riccardo Onori, Paolo Amulfi.
I tuoi trasferimenti all’estero (Stati Uniti) per motivi lavorativi quanto hanno influito sulle tue scelte musicali?
Per lavoro (e anche per la musica) ho viaggiato molto, sono stato per alcuni anni in Cina, poi in giro per l’Europa, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Francia. Gli Stati Uniti erano una meta molto ambita, difficile da raggiungere con il lavoro. Diciamo in questo caso sono state le scelte musicali a dettare la direzione. Al bivio tra Cina, Tailandia, Germania o USA ho scelto gli Stati Uniti per poter andare a vivere e capire dall’interno il mondo musicale che avevo assorbito da lontano. Sono stato molto fortunato perchè la Virginia è uno stato ricco di storia, in particolare Yorktown dove ho vissuto.Fu su quelle coste che gli inglesi hanno fondato la prima colonia (Jamestown nel 1607), dove ci sono stati i primissimi contatti con i Nativi Americani
Ho la fortuna di possedere molto tuo materiale e di aver ascoltato accuratamente le tue composizioni. Dalle prime note si evince la tua passione per i grandi cantautori del Delta Blues, del Country Blues e del Piedmont Blues.Chi sono i nomi a cui sei principalmente ispirato?
Nel corso degli anni ho fatto ricerca e ho cercato di ascoltare e capire le varie sfumature. La musica ha subito l’influenza delle varie migrazioni come succede per la cucina e i dialetti. Non ci sono mai confini netti tra i generi, semmai l’aggiunta o l’uso diverso di qualche ingrediente, locale o importato. Il Piedmont Blues, con la sorprendente tecnica fingerstyle, tipico proprio delle zone premontane della Virginia, con nomi come Blind Blake, nativo proprio di Newport News, la città dove lavoravo e Reverend Gary Davis del South Carolina, che hanno ispirato i grandi nomi del folk americano come Carter Family, Doc Watson, Dylan, Ry Cooder, Jorma Kaukonen per il loro modo di fondere Blues, Gospel, Ragtime, Folk.
Nonostante il tuo lavoro,da indipendente, sei riuscito a realizzare ben cinque album. Come dite a Livorno? Ganzo dè! Tutti ben suonati ed interpretati e con un linguaggio semplice e diretto. Descrivici, singolarmente, i primi quattro, del quinto ne parliamo più avanti.
Volentieri!! La realizzazione degli album é stato un lavoro lungo e complesso, eseguito a piccoli passi. L’idea nasce da un blocco di appunti dove fin dall’adolescenza annotavo le mie composizioni. Erano i primi anni novanta. A quei tempi non avevo mezzi per registrare, semplicemente mi scrivevo la parte armonica e i riff su un foglio di carta, mentre le melodie le fissavo usando dei testi primordiali in fake english. L’importante era il suono delle parole che incastonava anche la melodia. Ci sono voluti venti anni prima che quegli appunti prendessero forma. Nel duemilatredici capitò che un incidente mi tenne fermo per qualche giorno dal lavoro. Nel frattempo mi ero attrezzato per registrare con un piccolo home studio. Ripresi gli appunti e decisi di lavorare ad alcuni pezzi.
2015:Shadows and Fragments. Pubblicato da Videoradio E.M.Dieci brani originali, molti dei quali composti molti anni prima. Un mix di folk, country, blues, in chiave molto acustica. Sono infatti le chitarre, il contrabbasso e gli strumenti folk, come dobro, banjo, mandolino a prevalere.
2016: “Windward” (VREC ): un concept album con dieci brani originali. Più elettrico, con sessione ritmica, chitarre elettriche e lap steel. L’album stavolta guarda al futuro, premonitore del trasferimento, un’esortazione a lanciarsi in avanti per nuove sfide solcando oceani sconosciuti.
2019:Dopo il trasferimento in Virginia esce “On The Other Side Of The Water.Dieci brani originali tra folk e blues. Registrato e mixato negli Stati Uniti, masterizzato da Kim Person (Tommy Emmanuel), con musicisti Americani come il cantante blues Bobby “BlackHat” Walters; Resa Gibbs e Jackie Merrit (MSG Acoustic Blues Trio) e l’armonicista candidato ai Grammy Fabrizio Poggi L’album racconta l’ “altra parte dell’acqua“, oltre l’oceano e simboleggia anche l’attraversamento del fiume, legato alle tradizioni blues e gospel: “Wade in the water”, per far perdere le tracce e raggiungere la libertà.
2020:“Come to My World”, un viaggio introspettivo attraverso diversi ambienti musicali e differenti emozioni. Composto e registrato in Virginia durante il lockdown.L’album contiene 12 nuovi brani originali. I suoni acustici si mischiano con le sonorità elettriche attraverso vari generi, dal blues acustico d’apertura “My Loving Babe”,al country blues “The Real Me”, alle ballate “Your Lullaby” e “Come to My World”.
Arriviamo a Back To The Roots. Album che a mio parere ha un fascino particolare. Brani accompagnati dal suono leggiadro di una chitarra acustica e tracce con il suono elettrico,reminiscenze dei tuoi trascorsi, quando con la tua band suonavi nei garage di Rosignano. Come nasce questo tuo ultimo lavoro?
Con “Back To The Roots” si chiude un ciclo: il nuovo concept è un ritorno alle origini, metaforico, ispirato da quello reale, fisico del rimpatrio. Corrisponde al rientro nel vecchio mondo, in Europa e in Italia; alle origini quindi, alla terra d’appartenenza; per riscoprire e ritrovare me stesso, ma con un bagaglio in più, pieno delle nuove esperienze e influenze vissute. Il ciclo continuo della vita in una dinamica hegeliana di negazione e riaffermazione. Musicalmente è un album ricco di suoni diversi, chitarre elettriche che si sovrappongono con stili e suoni diversi al substrato importante degli strumenti acustici, in particolare le chitarre: il suono del legno. Lo si capisce anche dalla copertina, che rappresenta un olivo centenario, maestoso e contorto, pieno di nodi e curve, di mostri e sorprese che dalle radici portano alle fronde, albero che per me in questo caso rappresenta la Toscana; ne avevo infatti uno simile nel giardino di casa quando ero bambino. Nell’album si susseguono temi scuri e negativi come “Black Tide”, la descrizione di un incubo, a temi positivi di speranza e amore, “Finding Love Again”, “Staring at the Moon” in duo con Matteo Becucci. Luce che si contrappone al buio come in “New Dawn”. Tenacia e resistenza “Always On” e”Blues in me”. L’album è comunque un inno alla vita “Beautiful Life” da consacrare sempre e mai dare per scontato anche nei momenti di cambiamento più difficili.
Ho notato che ultimamente collabori con alcuni musicisti nelle tue esibizioni live. Di solito queste sono sempre anteprime per collaborazioni più durature. In conclusione quali sono i tuoi prossimi progetti?
Mi piace molto spaziare dal vivo con vari musicisti e provare nuovi abbinamenti per la mia musica.. Solitamente sono tutte collaborazioni che nascono spesso dal vivo e poi si concretizzano negli album. Cerco di avere ospiti nuovi nei miei dischi, italiani e internazionali,tutti musicisti eccezionali In questo periodo sto intensificando l’attività dal vivo, ma ho anche molta carne al fuoco da completare: brani per un nuovo album, brani strumentali fingerstyle per una raccolta per chitarra.
Ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato e spero di essere presente a un tuo concerto nei mesi a seguire. Bona!!! (tipica espressione Livornese per salutare un caro amico)
Grazie davvero per questa opportunità, è stato un vero piacere. Spero di vederti presto ad una delle mie esibizioni dal vivo. Grazie ancora. A presto!