Strano andarsene proprio il lunedì dell’Angelo ma forse è una saggia scelta. Il più è fatto.
Se durassi ancora qualche ora Parolin potrebbe farmi incontrare qualche altra canaglia…Eppure ieri gli avevo spiegato bene che non volevo vedere più nessuno: “Pietro ti prego pensaci tu a dare la guazza a quegli americani, io non ce la faccio né fisicamente né mentalmente”.
avevo implorato trattenendolo per un braccio… “confessare??” mi aveva risposto, e quali peccati dovresti mai commesso?” aveva riso affettuosamente e se ne era andato…
Ma pazienza.
Un’ora dopo Parolin si era ripresentato con aria grave questa volta, non era più un mio amico ma collega, un emissario della “ragion di stato”:
“Santo Padre questo J.D. Vance insiste per salutarla”
“E allora? ero stato chiaro mi pare”
“Ho parlato con il nunzio americano, scoppierebbe un caso diplomatico”
Il “caso diplomatico” era impedire a quel figuro di annoverare tra i santini sopra al caminetto anche una sua foto assieme al papa. Non me in particolare, uno qualsiasi sarebbe andato bene, purché “papa”. Perché delle mie parole a questo signore, ed al suo capo, sia chiaro, non importa nulla.
L’ho incontrato, gli ho stretto la mano e ho fatto anche lo sforzo di sorridergli. Per riuscirci ho pensato all’al di là, ad un mondo di pace senza Vence e senza Trump. Lo stesso che sto sognando ora.