Una chiacchierata con ChatGPT, fonte unica della conoscenza contemporanea. Intere generazioni si stanno formando appoggiandosi a questo mezzo virtuale. E’ comodo, veloce e risponde a qualsiasi domanda.
Ma quando la fonte è unica bisogna aver paura.
Così glie l’ho chiesto, ho chiesto al mio Chat se le risposte che mi sta dando sono obbiettive. E questa è stata la sua risposta:
La mia capacità di essere obiettivo si basa su come sono stati progettati e addestrati i miei modelli. Anche se i dati provengono da fonti umane, il mio obiettivo è analizzare e presentare le informazioni in modo neutrale e imparziale, senza pregiudizi o opinioni personali.
Gli algoritmi di apprendimento automatico che utilizzo sono progettati per identificare schemi nei dati e fornire risposte basate su tali schemi, cercando di evitare influenze soggettive. Tuttavia, è importante riconoscere che l’oggettività assoluta è difficile da raggiungere, poiché i dati stessi possono riflettere bias o pregiudizi presenti nelle società umane.
Ecco l’ammissione del limite, il peccato originale, perché dietro ogni programma, ogni algoritmo si celano programmatori con i loro preconcetti, la loro cultura, il loro modo di vedere il mondo. E così la scelta di inserire un dato invece di un altro, un libro invece di un altro, un aggettivo invece di un altro può fare la differenza. Quindi il desiderio di considerare questa fonte di informazioni una certezza è un’illusione fuorviante e pericolosa proprio perché unica.
Quando si analizzano informazioni o si prendono decisioni bisognerebbe sempre considerare diverse fonti e prospettive, ma in un mondo in velocità come quello di oggi è più facile abbandonarsi a colui che ha sempre la risposta pronta: il sacro ChatGPT.